Controlli e liti

Antievasione, target a 7 miliardi: il Fisco crede nella compliance

Dagli alert attesi 600 milioni. In arrivo quelli su RW. Con gli interpelli nuovi investimenti oltre mezzo miliardo

di Marco Mobili e Giovanni Parente

La strada è strettissima. L’emergenza sanitaria del Covid-19 e i vari provvedimenti anti-crisi che si sono succeduti hanno portato l’agenzia delle Entrate a rivedere al ribasso le previsioni di recupero per il 2020. Il piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio allegato al budget economico 2020 fissa a poco più di 7 miliardi (7,19 per l’esattezza) l’asticella delle entrate complessive dall’attività di contrasto. Un calo pesante rispetto ai complessivi 19,9 miliardi portati alle casse dell’Erario a fine 2019. Ma allo stesso tempo un calo nell’ordine nelle cose se si pensa che le due principali componenti su cui si basa l’attività di recupero, ossia l'accertamento (almeno per quanto riguarda le notifiche) e la riscossione coattiva sono stati - in modi e forme diversi - congelati almeno per tutto l’anno in corso. E, tra l’altro, potrebbe anche non essere finita, visto che nelle ultime ore si è alzato fortissimo il pressing sul Governo anche all’interno delle forze di maggioranza (e in particolar modo del M5S) per rinviare anche il versamento delle rate 2020 di rottamazione e saldo e stralcio che finora ha resistito per la scadenza del 10 dicembre. Due sanatorie da cui l’atto aggiuntivo che disciplina gli obiettivi di agenzia delle Entrate-Riscossione (Ader) aveva messo nero su bianco un’aspettativa di incasso per 2,4 miliardi. E con un meccanismo a cascata se anche il termine delle definizioni agevolate dovesse essere differito al 2021 inevitabilmente si assottiglierebbe anche il risultato complessivamente atteso dei 7 miliardi per l’attività di contrasto.

In un anno così particolare e anche così pieno di paletti con l’Agenzia concentrata soprattutto a erogare gli aiuti anti-crisi dal fondo perduto della scorsa estate ai nuovi ristori, non resta che intensificare la strada della compliance, ossia dell’induzione al ravvedimento per chi ha dichiarato o versato in meno rispetto agli anni complessivi. Un ormai sempre più consolidato strumento è rappresentato dalle lettere. Il piano degli indicatori segnala che la mole complessiva di alert per il 2020 si attesta a 568mila destinata poi a salire a 650mila tanto per il 2021 quanto per il 2022. A far comprendere quanto la voce sia diventata importante è l’attesa di maggiori versamenti spontanei da parte dei comportamenti proprio a seguito delle azioni di prevenzione per un importo pari a 600 milioni di euro. In questa direzione va anche il pacchetto di lettere in arrivo in questi giorni lanciato con il provvedimento del 6 novembre destinato a chi ha omesso o non ha indicato in modo fedele i patrimoni oltreconfine nel quadro RW della della dichiarazione dei redditi 2018 (anno d’imposta 2017). Questo grazie all’incrocio dei dati messi a disposizione dell’Agenzia grazie allo scambio automatico di informazioni finanziarie con un numero sempre più alto di Stati esteri.

Ma la strategia della compliance va vista anche in un’ottica di più ampio respiro. Dal punto di vista del “raccolto”, infatti, l’aspettativa legata agli interpelli nuovi investimenti per chi insedia attività produttive con significative ricadute occupazionali e per cui metta in campo almeno 20 milioni di euro (importo ridotto dal 2019 rispetto ai precedenti 30 milioni) è di garantire un maggior gettito di 539 milioni per il 2020 e poi di 280 e 362 rispettivamente per il 2021 e per il 2022. Dal punto di vista della “semina”, invece, la strada maestra è rappresentata dalla prevenzione e dal gioco d’anticipo. Anche in virtù dell’imponente database a disposizione, diventa sempre più possibile bloccare sul nascere «fenomeni di frode e di indebito utilizzo di crediti d'imposta e di altre agevolazioni». Un percorso su cui si innesta anche il nuovo rating sugli esportatori abituali contenuto nel Ddl di Bilancio (si veda l’articolo di NT+ Fisco).

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