Adempimenti

Appalti e ritenute, certificazione da presentare entro il 24 febbraio

Il nuovo Durf andrà presentato dall’appaltatore al proprio committente entro cinque giorni lavorativi dalla scadenza del termine per i versamenti

Imagoeconomica

di Giuseppe Latour

Il nuovo Durf, la certificazione che salva le imprese dai pesantissimi adempimenti in materia di ritenute fiscali, andrà presentato dall’appaltatore al proprio committente entro cinque giorni lavorativi dalla scadenza del termine per i versamenti. Quindi, in fase di prima applicazione della norma, bisognerà attivarsi al massimo il 24 febbraio prossimo.

L’importante chiarimento, che cristallizza il calendario per le imprese nel mese di febbraio, arriva dalle indicazioni interne che l’agenzia delle Entrate ha appena messo a disposizione dei propri funzionari. Con l’obiettivo di dare istruzioni su una norma che avrà «significativi riflessi sull’attività degli uffici», dal momento che il rilascio dei documenti dovrà avvenire «in tempi molto ridotti».

La norma, sulla quale mercoledì le Entrate hanno diffuso la circolare 1/E, prevede che il certificato sia messo a disposizione dagli uffici territoriali dell’Agenzia: non serve, quindi, una richiesta specifica. Per facilitare l’adempimento, però, è stato comunque predisposto un fac-simile. Una volta ricevuta la richiesta, l’ufficio identificherà il contribuente.

In attesa di un applicativo centrale che produca automaticamente questi certificati, consentendo la verifica immediata del loro contenuto, è stata predisposta una soluzione provvisoria, per rispettare i tempi molto stretti imposti dalla norma. La nuova funzione è stata sviluppata dalla Direzione regionale della Lombardia e sarà reperibile all’interno dell’applicativo chiamato «Tcer».

Il software consentirà, all’inizio, la produzione del certificato solo con riferimento all’ultimo giorno del mese precedente rispetto alla data della richiesta. Sono previste a breve delle migliorie tecniche che consentiranno anche l’emissione di certificati relativi a qualunque mese precedente rispetto all’oggetto della richiesta.

L’applicativo riscontrerà l’esistenza dei quattro requisiti previsti dalla legge e produrrà una bozza di certificato con esito positivo o negativo. Il funzionario avrà il compito di verificare «con attenzione» questi risultati. In caso di esito negativo, saranno evidenziati solo i requisiti non soddisfatti dall’impresa.

Se l’esito negativo dipende dai carichi, sarà possibile fare un passaggio ulteriore e interrogare i web service degli agenti della riscossione ottenendo, per il codice fiscale analizzato, il dettaglio dei carichi: questo documento potrà essere consegnato al contribuente, su richiesta, per effettuare le sue verifiche sulla propria posizione.

C’è anche la possibilità che il contribuente ritenga il certificato non corretto: in questo scenario potrà rivolgersi all’ufficio che lo ha emesso, segnalando i dati che ritiene non siano stati considerati e chiedendo il riesame. L’Agenzia dovrà procedere «tempestivamente» a una verifica ed eventualmente all’emissione di un nuovo certificato.

In un caso bisognerà fare attenzione particolare: può succedere che il contribuente abbia effettuato un pagamento l’ultimo giorno del mese. Questo, per un problema di tempi tecnici, potrebbe non rientrare nel flusso di dati degli sportelli.

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