Contabilità

Avviamento, know how e marchi: sconti fiscali verso un correttivo

Allarme sul gettito Ires per le operazioni di riallineamento e di rivalutazione su cui l’Erario chiede l’imposta ridotta al 3 per cento: si studia aumento dell’aliquota o dell’ammortamento

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di Marco Mobili

In arrivo un possibile correttivo alle nuove regole sul riallineamento dell’avviamento e dei beni di impresa introdotte a fine anno con la legge di bilancio. In pochi mesi la possibilità di far emergere nei bilanci beni fino ad oggi mai indicati nello stato patrimoniale e di poter eliminare le divergenze tra i valori fiscali e quelli contabili, ha attirato l’attenzione di piccole e grandi imprese e dei loro consulenti d’azienda. L’offerta del Fisco per chiudere queste operazioni è certamente vantaggiosa in quanto è previsto il versamento nella casse dello Stato di una imposta sostituiva scontata al 3% (in passato le aliquote erano del 12 o del 16%, si veda il servizio in pagina).

Una vera e propria corsa all’emersione di beni e al riallineamento, che ha fatto suonare più di un campanello d’allarme tra i tecnici del Governo Draghi. Un’applicazione molto generalizzata della norma rappresenta, infatti, un beneficio che rischia di mettere a serio rischio il gettito dell’Ires dei prossimi anni. A fronte di un’entrata più o meno immediata del 3% per lo Stato, le imprese potranno dedurre ammortamenti nei prossimi anni che ridurranno fortemente la base imponibile dell’imposta dovuta sul reddito delle società. E se si guarda all’impatto sui conti pubblici a ballare è qualche miliardo di euro non una manciata di milioni come aveva stimato il legislatore a fine anno.

Sotto osservazione è finita soprattutto l’applicazione della norma introdotta nella legge di bilancio e ribattezzata “emendamento Garavaglia”, che consente di riallineare i valori dell’avviamento e delle altre attività immateriali (anche non tutelabili giuridicamente). Le divergenze tra valore fiscale e valore contabile ammonterebbero a miliardi e determinerebbero una perdita di gettito ben lontana dai 14 milioni stimati inizialmente in tutta fretta per chiudere l’esame della legge di bilancio ed evitare a fine dicembre 2020 l’esercizio provvisorio.

A questo aspetto se ne aggiunge un altro. Il tema è quello della rivalutazione dei cosiddetti beni immateriali (marchi, know how e tanto altro) non iscritti nello stato patrimoniale ma spesati a conto economico. Una risposta della Direzione regionale  Lombardia ha recentemente consentito questa rivalutazione, mentre la direzione centrale sul punto non si è ancora mai pronunciata. E sono migliaia i soggetti che potrebbero fruire di questa rivalutazione e che si apprestano a richiedere o hanno già commissionato perizie per stabilire il valore di questi intangibiles da assoggettare poi al 3 per cento.

Ecco perché ora, nel cantiere del decreto sostegni atteso al Cdm della prossima settimana, il Governo Draghi starebbe studiando un correttivo da introdurre, per altro, in tempi molto stretti visto che le società stanno chiudendo i bilanci (in molti casi li hanno già chiusi) e le analisi alla base della decisione di rivalutare o riallineare sono a volte complesse e richiedono certezze. Anche se è vero che il riallineamento, l’operazione che preoccupa di più per gli avviamenti, ha un minore impatto sul bilancio, se non per la gestione delle imposte differite.

Le soluzioni allo studio potrebbero portare a una modifica della platea dei beni ammessi alla rivalutazione e a un contestuale aumento dell’imposta sostitutiva o ad un allungamento del periodo di ammortamento fiscale. Interventi che erano già stati abbozzati proprio nel corso del voto finale al Senato dell’ultima legge di bilancio e che ad esempio prevedevano un aumento dal 3 al 10% dell’aliquota dell’imposta sostitutiva. I tempi stretti per l’approvazione e l’obbligo per il Governo Conte di evitare l’esercizio provvisorio, però, spinsero l’allora viceministro all’Economia Antonio Misiani, a ritirare il correttivo al testo licenziato dalla Camera e arrivato al Senato soltanto per il voto finale.

L’allarme di allora, rilanciato anche su queste pagine, è tornato a risuonare al Mef e all’agenzia delle Entrate che ora sono chiamati a rivedere, anche fortemente, questa misura e a bloccare o rallentare la corsa ai riallineamenti degli avviamenti e dei beni di impresa immateriali per non dire addio per qualche anno al gettito Ires

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