Contabilità

Bilanci, quattro mesi in più per l’anti Covid con il Milleproroghe

Atteso il via libera in commissione alla Camera: si estende la possibilità di approvare i conti in via telematica entro 180 giorni dalla fine dell'esercizio finanziario

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Si allungano di quattro mesi i tempi per individuare il deposito nazionale delle scorie nucleari, dopo che la consultazione avviata da Sogin aveva acceso un’infinità di polemiche territoriali. Si distende anche il calendario della realizzazione delle piccole opere comunali per il risparmio energetico e la messa in sicurezza degli edifici pubblici finanziate con la «norma spagnola». Una proroga di sei mesi interessa il bonus vacanze, che si potrà spendere fino alla fine del 2021. E si allunga fino al 30 giugno il sistema delle garanzie Sace previste dal decreto liquidità per le istituzioni finanziarie nazionali o internazionali.

Sono alcune delle novità contenute negli emendamenti al decreto Milleproroghe che hanno ottenuto il parere favorevole di governo e relatori, e che dovrebbero di conseguenza ottenere il via libera nella giornata di sabato 20 febbraio dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera.

In via di slittamento anche i termini per l’approvazione dei bilanci societari. Gli emendamenti sul tavolo sono parecchi, e il lavorio sulle riformulazioni è proseguito nella giornata del 19 febbraio fino a tarda sera: tra le opzioni più probabili c’è quella che estende la possibilità di approvare i conti entro 180 giorni dalla fine dell’esercizio in riunioni con modalità telematica a tutte le assemblee convocate entro il 31 dicembre prossimo, ampliando così la normativa emergenziale oggi prevista solo per le assemblee entro il 31 marzo. Una mossa, questa, che serve a garantire la copertura delle regole nate dal Covid a tutte le imprese in cui l’esercizio finanziario non coincide con l’anno solare.

Il lavoro sul decreto di fine anno è ripreso in extremis nelle scorse ore, dopo il lungo stop forzato per la crisi politica. La macchina si è riavviata solo dopo la fiducia ottenuta giovedì dal governo Draghi. Ma i tempi strettissimi (il decreto scade il 1° marzo e deve ancora passare al Senato) hanno complicato il dossier. E hanno fatto decadere la gran parte delle ipotesi di correttivo sui temi politicamente più delicati. Nulla di fatto, quindi, su cartelle fiscali (che ripartono dal 1° marzo), trivelle (niente ripresa della moratoria), sfratti e ricostruzione post-terremoto.

La tagliola imposta dal calendario ha colpito anche molte delle proroghe più attese dai Comuni: resta quindi il canone unico che sostituisce Tosap, Cosap e imposta di pubblicità, e le tariffe Tari andranno approvate entro i termini del bilancio preventivo. I sindaci dovrebbero però ottenere il rinvio di un anno degli obblighi di accantonamento per chi non riduce i debiti commerciali.

Articolo tratto dal Sole 24 Ore del 20 febbraio

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