Imposte

Bonus acqua potabile prorogato fino al 2023 ma i benefici saranno a rischio tagli

La manovra allunga la vita del credito di imposta al 50% ma stanzia solo 1,5 milioni di euro contro i vecchi 5 milioni

di Giuseppe Latour

Un anno in più. Il bonus del 50% dedicato al contenimento del consumo di acqua allunga la sua vita fino alla fine del 2023. Lo prevede la legge di Bilancio 2022, che riserva a questo obiettivo uno stanziamento da 1,5 milioni di euro. Anche se questa proroga avrà un limite importante: le risorse si riducono (erano 5 milioni nel 2021 e altrettante nel 2022). Il rischio, quindi, è che il beneficio effettivo per chi realizza la spesa alla fine venga tagliato.

Cos’è il bonus acqua potabile

Il bonus acqua potabile nasce, con la legge di Bilancio 2021 (articolo 1, commi 1087-1089), per razionalizzare l’uso dell'acqua e ridurre il consumo di contenitori di plastica. E consiste in un credito d’imposta del 50% delle spese sostenute «per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e addizione di anidride carbonica alimentare, finalizzati al miglioramento qualitativo delle acque per il consumo umano erogate da acquedotti».

Tetti di spesa e documenti

L’importo massimo delle spese su cui calcolare l’agevolazione è fissato a 1.000 euro per ciascun immobile, per le persone fisiche; 5.000 euro per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale, per gli esercenti attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali. Le informazioni sugli interventi, una volta effettuati, vanno trasmesse in via telematica all’Enea.

L’importo delle spese sostenute deve essere, infatti, documentato da una fattura elettronica o da un documento commerciale, in cui sia riportato il codice fiscale del soggetto che richiede il credito. Per i privati, e in generale per tutti i soggetti diversi da quelli esercenti attività d’impresa in regime di contabilità ordinaria, il pagamento va effettuato con bonifico bancario o postale o con altri sistemi di pagamento tracciabili, diversi dai contanti.

Le comunicazioni

L’ammontare delle spese agevolabili va comunicato all’agenzia delle Entrate tra il 1° febbraio e il 28 febbraio dell’anno successivo al quello di sostenimento della spesa, inviando il modello predisposto dalle Entrate, tramite il servizio web disponibile nell’area riservata o i canali telematici dell’Agenzia. Quindi, per il 2021 gli invii andranno fatti a febbraio del 2022.

Il bonus può essere utilizzato in compensazione tramite F24 oppure, per le persone fisiche non esercenti attività d’impresa o lavoro autonomo, anche nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno della spesa e in quelle degli anni successivi fino al completo utilizzo del bonus.

Il calendario

La scadenza del bonus, al momento, era fissata a fine 2022. La legge di Bilancio 2022 ne allunga la vita fino alla fine del 2023, stanziando 1,5 milioni di euro a copertura. Da sottolineare, però, che nel 2021 e nel 2022 il tetto complessivo di spesa a disposizione dello strumento era stato parecchio più elevato (5 milioni l’anno). Un vincolo non indifferente, dal momento che la legge impone all’agenzia delle Entrate di considerare, in fase di applicazione della misura, il rispetto del tetto di spesa.

Il rischio di tagli

Non a caso, il provvedimento delle Entrate che regola il bonus (Prot. n. 153000/2021) prevede la possibilità di erogare un beneficio «in misura ridotta rispetto a quella prevista dalla norma qualora l’ammontare complessivo del credito d’imposta derivante dalle comunicazioni validamente presentate risultasse superiore alle risorse stanziate per ciascun anno». Insomma, nel 2023 ci sarà il rischio di tagli.

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