Imposte

Bonus casa, arriva il prezzario del Mite: costi extra e Iva fuori dai tetti

Firmato il decreto che farà da riferimento alle asseverazioni di congruità: stop all’onnicomprensivilità dei massimali <br/>

di Giuseppe Latour

Salta l’onnicomprensività dei massimali, che avrebbe rischiato di depotenziare il superbonus. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani nella serata del 14 febbraio ha firmato, come da previsioni (si veda l’articolo di NT+ Fisco), il decreto che fissa i nuovi massimali unitari per le asseverazioni di congruità dei prezzi, relative ai lavori di efficientamento energetico degli edifici.

Si tratta, nel dettaglio, di 40 voci (tra gli altri, ci sono il cappotto termico, le caldaie, gli infissi, le schermature solari, ma anche impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica) che saranno applicabili sia al superbonus 110% che, in caso di cessione del credito e sconto in fattura, ai bonus “minori” (come l’ecobonus e il bonus ristrutturazioni al 50%).

La novità più rilevante del testo firmato è che, all’ultimo miglio, è saltato l’elemento più contestato del provvedimento. Le bozze trapelate nei giorni scorsi, infatti, avevano rivelato come allo studio del ministero ci fosse un cambiamento dalle conseguenze devastanti per il mercato: i costi indicati nelle tabelle sarebbero dovuti diventare onnicomprensivi di qualunque ulteriore elemento, rappresentando il costo “chiavi in mano” per il cittadino.

In questo modo, però, venivano di colpo ricompresi nei tetti elementi che, da soli, valgono tra il 40% e il 50% del costo totale dei lavori, con esiti molto variabili da cantiere a cantiere. Questa impostazione è stata da subito parecchio criticata dalle imprese, dai professionisti e dai committenti, preoccupati che il superbonus finisse falcidiato da questi nuovi limiti. Oltre i livelli fissati dai massimali, infatti, non è possibile chiedere la detrazione.

Il pressing, partito venerdì e andato avanti per tutto il weekend, sembra adesso andato a segno. Si torna, allora, allo stesso schema già previsto dall’allegato I al decreto Mise del 6 agosto 2020: sono, in sostanza, stati esclusi dalle nuove tabelle l’Iva, gli oneri professionali e i costi di posa in opera, che non rientrano nei tetti.

I nuovi massimali individuati dal decreto aggiornano, allora, quelli già vigenti per l’ecobonus (contenuti nel decreto del Mise del 2020), aumentandoli - spiegano dal ministero - «almeno del 20%», in considerazione del maggior costo delle materie prime e dell’inflazione.

«Con questo decreto – commenta il ministro, Roberto Cingolani - si completa l’operazione che sta portando avanti il Governo, ponendo un freno all’eccessiva lievitazione dei costi riscontrata in tempi recenti e riportando il superbonus a un esercizio ragionevole che tuteli lo Stato e i cittadini, venendo incontro anche alle esigenze del settore e dell’efficientamento energetico». I tetti inseriti nelle tabelle sono, così, frutto di un’analisi che tiene conto dei costi forniti dall’Enea, relativi all’ utilizzo dell’ecobonus e del superbonus nel corso del 2021.

Questa impostazione viene accolta con soddisfazione dal presidente dell’Ance, Gabriele Buia: «Il ministro ha inteso bene le necessità e le problematiche delle imprese ed è intervenuto di conseguenza. Le innovazioni con le quali ci siamo confrontati nei giorni scorsi rischiavano di essere distruttive. Giusto che le imprese si confrontino con verifiche che sono doverose, ma è bene anche avere delle norme che non affossino il mercato».

I massimali individuati dal Mite saranno, secondo il cronoprogramma fissato dal decreto di ieri, rivisti ogni anno e diventano, a questo punto, il perno attorno al quale ruotano tutte le asseverazioni di congruità dei prezzi.

Solo per le voci non previste nel provvedimento, infatti, si farà riferimento agli altri elenchi: prezzari predisposti dalle Regioni e dalle Province autonome, listini delle Camere di commercio, prezzari della casa editrice Dei.

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