Imposte

Bonus Irpef fisso a 80 euro anche a chi ne dichiara fino a 16mila

di Gianni Trovati

Alla fine il «bonus» si attesta a 640 euro per tutti i lavoratori dipendenti e i collaboratori «assimilati» che hanno un reddito compreso fra 8mila e 24mila euro all'anno, e un piccolo "decalage" assicura aiuti discendenti al crescere del reddito a chi si attesta nella fascia 24-26mila euro.
Nella versione finale del decreto Renzi scompare il meccanismo originario, che attribuiva un «credito» crescente, pari al 4% del reddito complessivo, per i dipendenti che dichiarano fino a 16mila euro. Il decreto "bollinato" dalla Ragioneria generale per la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» cancella questa scala, che avrebbe finito per dare meno aiuti a chi ha un reddito più leggero. Estendendo a quasi tutta la platea coinvolta i 640 euro, cioè i «mitici 80 euro al mese» evocati dal presidente del consiglio nella conferenza stampa di venerdì scorso, il bonus recupera un'impostazione progressiva. Per capirlo è sufficiente fare due calcoli, al netto di famigliari a carico o di spese detraibili o deducibili che aiutano ad abbassare l'imposta: per chi dichiara 9mila euro all'anno, il «credito» previsto dal decreto definitivo aumenta del 7,3% il reddito disponibile annuale, cioè i soldi che rimangono in tasca dopo il trattamento fiscale, a 18mila euro il beneficio si attesta al 4,2% e a 24mila si scende al 3,3 per cento. Sopra i 24mila euro, la discesa della parabola alleggerisce progressivamente il bonus, fino ad azzerarlo a quota 26mila.
In questo nuovo quadro, l'unico "buco" nella progressività dell'aiuto rimane quello degli incapienti, cioè dei redditi fino a 8mila euro che non pagano l'Irpef grazie alle detrazioni già in vigore. Attenzione, però: Irpef zero non è sinonimo di esclusione dal credito, perché quando l'imposta è abbattuta da voci diverse rispetto alle detrazioni per lavoro dipendente (per esempio un famigliare a carico) il bonus scatta ugualmente. In altre parole, un contribuente che dichiara 11mila euro ma non paga Irpef perché ha coniuge e figlio a carico e qualche piccola spesa sanitaria detraibile riceve comunque i 640 euro.
Ma nella versione finale del decreto si fa strada un'altra precisazione importante: il credito, spiega il testo (articolo 1, comma 2) «è rapportato al periodo di lavoro nell'anno». Le istruzioni ufficiali saranno probabilmente chiamate a chiarire più di un caso dubbio, ma il principio pare chiaro: chi lavora nel corso di tutto il 2014 ottiene i 640 euro pieni, chi lavora 10 mesi ha diritto a 10/12 (533 euro), se si lavora per sei mesi si ottiene il 50% (320 euro) e così via. In pratica, la distribuzione del bonus è articolata in otto mesi, da maggio a dicembre, ma il diritto si matura in dodici.
Un meccanismo di questo tipo sembra comportare un'altra piccola estensione del bonus rispetto a quanto emerso fino a oggi, perché concederebbe una parte dell'aiuto anche a chi ha lavorato nei primi mesi dell'anno, quindi prima dell'entrata in vigore del decreto, ottenendo un reddito di almeno 8mila euro. Questo sistema, però, può determinare anche qualche complicazione: un lavoratore che vede finire il prorpio rapporto a novembre ha diritto a 11/12 del credito che però, almeno nei casi in cui la cessazione non è già prevista per scadenza del contratto, per ora viene erogato intero, con la conseguenza di imporre un piccolo recupero ex post della somma data in eccesso.

Il testo definitivo del decreto legge Renzi

La relazione tecnica al decreto legge Renzi

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