Imposte

Bonus ricerca e sviluppo, albo di esperti e bollino in cinque punti

La bozza del Dpcm sulla certificazione degli investimenti: in campo professionisti, competence center, digital hub, università. I punti da attestare: dalle competenze al progetto

 Pronto lo schermo per dare certezza  alle imprese che vogliono utilizzare i  bonus per gli investimenti  in   ricerca e lo  sviluppo

di Carmine Fotina

È pronto lo schermo ideato dal governo per dare certezza alle imprese che intendono sfruttare i crediti di imposta per la ricerca e sviluppo. C’è una bozza del Dpcm preparato dal ministero dello Sviluppo economico (ora all’esame del ministero dell’Economia per il concerto) che istituisce l’albo dei certificatori e definisce al tempo stesso i contenuti della certificazione che può mettere le aziende al riparo dalle frequenti contestazioni dell’agenzia delle Entrate.

I crediti di imposta interessati dal Dpcm sono quelli in vigore per gli investimenti in R&S; innovazione tecnologica; design e ideazione estetica; innovazione per obiettivi 4.0 e di transizione ecologica. Potranno iscriversi all’Albo del ministero dello Sviluppo (Mise) le persone fisiche già iscritte in albi, banche dati o elenchi istituiti da altre amministrazioni centrali o dalle Regioni per la valutazione di iniziative di ricerca finanziate da incentivi pubblici. Purché nei due anni precedenti abbiano valutato almeno 10 progetti, di cui nella domanda devono essere indicati i riferimenti. Sono ammesse anche le società di capitali specializzate in consulenza alle imprese in questo campo, sempre con il vincolo dei 10 progetti già valutati. E poi i Competence center e i centri di trasferimento tecnologico 4.0, gli European digital innovation hub, le università e gli enti pubblici di ricerca, per i quali il decreto precisa che l’obbligo dei 10 progetti valutati si applica «in quanto compatibile». Un ventaglio di certificatori, dunque, particolarmente ampio.

Potranno richiedere la certificazione i soggetti che hanno già effettuato o che intendono effettuare investimenti, facendo richiesta direttamente al Mise tramite un modello che sarà definito con un successivo decreto direttoriale. Questo stesso provvedimento dovrà contenere le modalità informatiche e i termini per la presentazione delle domande di iscrizione all’albo dei certificatori e dovrà stabilire le procedure, sempre online, attraverso le quali dovrà essere inviata al Mise la certificazione.

Il Dpcm elaborato dal ministero guidato da Giancarlo Giorgetti precisa che la certificazione dovrà contenere almeno cinque punti. Si parte dalle informazioni sulle capacità organizzative e le competenze tecniche dell’impresa, per attestarne l’adeguatezza rispetto agli investimenti. Poi si passa alla descrizione dei progetti o sottoprogetti in corso o programmati. Si entra poi nello specifico con le motivazioni tecniche sulla base delle quali viene attestata la sussistenza dei requisiti per accedere al credito d’imposta. Occorre includere anche una dichiarazione con cui il certificatore assicura di non versare in situazioni di conflitto di interesse e comunque di non avere rapporti diretti o indiretti con l’impresa certificata. Il quinto punto riguarda ulteriori elementi descrittivi utili all’attività di vigilanza e controllo da parte del Mise e dell’Agenzia delle entrate.

L’articolo 4 del Dpcm disciplina la vigilanza da parte del Mise, che dovrà effettuare verifiche a campione e potrà richiedere al certificatore documentazione supplementare (tecnica oppure contrattuale e contabile) da fornire entro 15 giorni dalla richiesta. Se il Mise non si pronuncia in termini negativi entro i 30 giorni successivi, oppure se non richiede documenti ulteriori entro 45 giorni dalla certificazione, quest’ultima blinda l’impresa da contestazioni in quanto produce effetti vincolanti nei confronti dell’Agenzia delle entrate.

L’operazione “salva bonus” del governo non è comunque conclusa, ci sono diversi passaggi ancora da completare e bisognerà accelerare per non lasciare gli investitori nell’incertezza. Innanzitutto il Dpcm (previsto dal decreto “semplificazioni fiscali” e inizialmente atteso entro il 22 luglio) deve essere controfirmato dal ministro dell’Economia e dal presidente del Consiglio, andare alla Corte dei conti ed entrare in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Occorre poi il decreto direttoriale con gli aspetti di dettaglio prima citati e soprattutto, entro il 31 dicembre 2022, il Mise deve pubblicare le Linee guida integrative per la corretta applicazione del credito d’imposta e «il loro aggiornamento per tenere conto dell’evoluzione della prassi interpretativa». Le Linee guida potranno anche prevedere schemi di certificazione specifici per tipologie di investimenti e settori economici.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©