Capitali all’estero, inviti di Agenzia e GdF per «spingere» la voluntary -bis
Il Fisco prova a spingere la voluntary-bis facendo leva su chi non ha ancora sanato (in tutto o in parte) le mancate dichiarazioni di patrimoni detenuti all’estero. Dopo la partenza della campagna sulle
Sono, infatti, questi i due filoni principali che sembrano caratterizzare una serie di controlli scattati in quest’ultimo periodo da parte delle Entrate e della Guardia di Finanza.
Gli interessi non dichiarati
Gli inviti a presentarsi negli uffici dell’agenzia delle Entrate evidenziano che dalle informazioni pervenute all’ufficio da parte degli Stati esteri (in molti casi si tratta della Germania) emerge che il contribuente interessato - in qualità di beneficiario effettivo - ha intrattenuto rapporti con operatori finanziari esteri attraverso i quali sarebbero anche stati percepiti nel corso dell’anno 2013 redditi di capitale non dichiarati in Italia. Inoltre, dall’esame delle dichiarazioni presentate dall’interessato, emergerebbe l’omessa compilazione del
Per tali ragioni, al fine di verificare il coretto adempimento degli obblighi dichiarativi sia in materia di corretta tassazione dei redditi di capitale percepiti nel 2013 che di corretto adempimento agli obblighi posti in materia di monitoraggio fiscale, il contribuente viene invitato negli uffici dell’agenzia delle Entrate per fornire ogni utile informazione e idonea documentazione atta a verificare:
■natura, qualità e quantità delle attività finanziarie detenute all’estero;
■tempi e modalità di costituzione delle suddette attività finanziarie;
■quantificazione dei redditi percepiti e delle eventuali imposte assolte all’estero;
■sintetica relazione tesa a illustrare i motivi che hanno condotto alla omessa dichiarazione dei redditi di capitale di fonte estera percepiti nonché il mancato adempimento agli obblighi di monitoraggio fiscale.
Posizioni bancarie all’estero
Alcuni reparti della
Nella missiva poi viene chiesto anche di precisare se sia stata presentata eventuale dichiarazione per il rimpatrio o di regolarizzazione di attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori dal territorio dello Stato (
Infine, le Fiamme gialle richiedono l’esibizione della pertinente documentazione fiscale nazionale relativa a ciascuna delle annualità di detenzione delle disponibilità estere: dichiarazioni dei redditi trasmesse, modelli Cud o «Cu» documentazione inerente redditi o proventi a qualsiasi titolo percepiti, altre certificazioni eventualmente possedute attestanti la liquidazione e il pagamento delle imposte dovute per tali annualità. Quest’ultima documentazione in realtà è già in possesso della Guardia di Finanza attraverso l’
In ogni caso appare evidente che ormai attraverso lo scambio di informazioni con le amministrazioni estere, negli anni sempre più intensificato, eventuali omesse dichiarazioni di disponibilità estere sono agevolmente individuabili con conseguenti pesanti sanzioni (che in determinate circostanze possono anche essere di tipo penale), per cui forse potrebbe essere opportuno valutare l’adesione alla voluntary disclosure-bis quanto meno per ridurre in modo deciso le citate sanzioni ed evitare conseguenze penali.