Adempimenti

Cartelle, nuova chance per chi non ha pagato la rottamazione

Allo studio del Governo la remissione in bonis per i contribuenti decaduti dai pagamenti rateizzati: si potrà rientrare senza sanzioni e interessi

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Rimettere in corsa senza ulteriori aggravi i contribuenti che hanno chiesto la rateizzazione delle cartelle ma sono decaduti per aver saltato una o più rate. Si tratta di 300mila contribuenti che non hanno più versato durante la pandemia ma l’elenco dei decaduti potrebbe essere molto superiore considerando anche quelli prima del 2020. È una delle ipotesi allo studio del Governo per tutelare le centinaia di migliaia di contribuenti in debito con il Fisco che hanno aderito alla pace fiscale e non solo ma che ora rischiano di perdere il treno della definizione agevolata per aver saltato i versamenti di luglio e settembre per oggettive difficoltà legate alla crisi economica dettata dalla pandemia.

La misura potrebbe entrare nel decreto fiscale di fine mese che il Governo si appresta a varare martedì prossimo contestualmente alla Nadef e, con tutta probabilità, alla delega fiscale. Si tratterebbe dunque di una sorta di remissione in bonis per imprese e cittadini che potranno rientrare in carreggiata con i pagamenti senza aggravio di sanzioni e interessi, con i prossimi pagamenti delle rate 2021 della pace fiscale in scadenza a fine novembre. Difficilmente, infatti, sarà possibile scavallare l’anno solare, considerato anche l’alto costo che il Governo dovrebbe sostenere in termini di coperture.

Problema di coperture e risorse che al momento sembrerebbe frenare - almeno da un punto di vista tecnico - l’ipotesi di un nuovo stop alla notifica delle cartelle bloccate dall’8 marzo 2020 (inizio della pandemia con le prime zone rosse e lockdown) al 31 agosto scorso (termine fissato dal decreto Sostegni bis). Dal 1° settembre, infatti, l’agente pubblico della riscossione ha ripreso a notificare, anche se con molta gradualità, una tranche dei circa 25 milioni fino ad agosto scorso sospesi. Si tratta prevalentemente di cartelle di basso importo, fino a 1.000 euro, che rappresentano comunque il 73% degli rimasti bloccati dalla pandemia.

Fin qui le riflessioni di ordine tecnico. ma c’è anche la politica. Con tutta la maggioranza ad esclusione di Leu che, appena 10 giorni fa, ha approvato insieme a Fratelli d’Italia un ordine del giorno per impegnare il Governo a fermare nuovamente le macchine in vista di una soluzione più strutturale alla questione degli arretrati accumulatisi e che sarebbe difficile onorare in un un’unica soluzione.

L’idea di fondo resta sempre quella di spalmare in un arco temporaale di due o tre anni la notifica a cittadini e imprese degli atti rimasti sospesi.

Come anticipato, il problema sta anche o forse soprattutto nei costi. Dai conti fatti dall’amministrazione finanziaria la mancata ripresa della riscossione cottativa dal 1° settembre scorso verrebbe a costare circa quattro miliardi di euro.

Il nodo risorse impedisce al momento anche la possibilità di una proroga secca o una rateizzazione dei pagamenti in calendario il 30 settembre e che prevedono il versamento in unica soluzione delle somme iscritte a ruolo prima della pandemia (8 marzo 2020) e la rata originariamente in scadenza a fine luglio 2020 della rottamazione ter e del saldo e stralcio. Al momento per i piani di dilazione, l’unico accorgimento è restare al di sotto delle 10 rate non pagate (si veda l’articolo).

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