Imposte

Catasto sui valori di mercato, tasse ferme alle vecchie rendite

di Saverio Fossati

Cancellato il dogma dell’invarianza di gettito, il Governo ha aperto la strada alla revisione del catasto che sia in linea con le richieste della Ue, più volte reiterate negli anni e più volte promesse nei Def. Ma questa volta ci siamo.

Il progetto, all’articolo 7 del Ddl di delega fiscale, è articolato su due impegni da realizzare entro il 2026: quello nei rapporti tra Catasto e Comuni (di fatto una riedizione di norme precedenti e mai attuate davvero) e quello dei valori patrimoniali.

Quanto risulterà dalla revisione, però, non potrà essere utilizzato per cambiare le basi imponibili su cui si calcolano le imposte immobiliari (Imu, Registro, ipocatastali, eccetera). Almeno per ora, quindi, il peso fiscale non aumenterà. Dal 2026, poi, si vedrà.

Catasto e Comuni

Il Governo, nei decreti legislativi delegati, dovrà prevedere «strumenti» per individuare gli immobili non registrati, quelli che registrano differenze rispetto a vani censiti, destinazione d’uso o categoria catastale attribuita; ciò che avrebbero già dovuto fare tutti i Comuni, chiedendo aiuto al Catasto, utilizzando la legge 211/2004. Inoltre dovranno essere registrati i terreni edificabili accatastati ancora come agricoli, trovati gli immobili abusivi, incentivando i Comuni che sinora non hanno mai sfruttato i risultati dell’operazione “case fantasma” del 2012, che aveva portato il Catasto a far emergere oltre 1,2 milioni di “particelle” fuori mappa. Sarà anche creata una condivisione telematica tra Entrate e Comuni dei nuovi dati (di banca dati integrata si parla dal 2007).

I nuovi valori

Il secondo capitolo, quello che tocca più da vicino i contribuenti proprietari di immobili, prevede:

1 l’attribuzione a ciascuna unità immobiliare del relativo valore patrimoniale e di una rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato;

2 adeguamento periodico di tali valori ai mutamenti del mercato.

Tutto questo è esattamente ciò che prevedeva il capitolo Catasto nella “vecchia” riforma fiscale del 2014, lasciato decadere nel 2016. E gli strumenti per farlo ci sono già: il territorio è già diviso in microzone e i dati dei rogiti con i valori reali di vendita sono a disposizione dal 2006; persino l’algoritmo di elaborazione di questi dati è già praticamente pronto. In alternativa, come base di lavoro, ci sono i valori dell’Osservatorio immobiliare delle Entrate, peraltro tratti dalle stesse fonti.

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