Cessione dei crediti, dai commercialisti tre proposte per uscire dallo stallo
Il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Elbano de Nuccio scrive al premier Mario Draghi invocando alcuni interventi per sbloccare il mercato
Quarta cessione libera. Più tempo per effettuare le compensazioni. E maggiori garanzie sulle responsabilità degli acquirenti. Sono queste le tre mosse, pensate per rimettere in moto il mercato della cessione dei crediti, invocate dal presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio in una missiva inviata al presidente del Consiglio, Mario Draghi, al ministro dell’Economia, Daniele Franco, al presidente della Commissione finanze della Camera, Luigi Marattin e al direttore dell’agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.
«Per preservare un meccanismo normativo prezioso come quello della monetizzazione dei bonus edilizi, senza nel contempo sacrificare le esigenze di contrasto all’utilizzo indebito, nonché per evitare che l’intero comparto dell’edilizia subisca conseguenze irreparabili, chiediamo - spiega de Nuccio - un intervento normativo che ripristini per le banche la possibilità di cedere liberamente i crediti acquisiti, indipendentemente dalla natura soggettiva del cessionario». In sostanza, andrebbe cancellata la definizione di cliente professionale, che oggi limita la quarta cessione.
Questo - prosegue la lettera - «nell’attuale contesto normativo, non presenta profili di rischio di frodi, in quanto, oltre ai controlli preventivi come visto di conformità e attestazione di congruità dei costi e ai presìdi antiriciclaggio già previsti dal Dl Antifrodi, il sistema bancario offre ampie ed ulteriori garanzie, avendo fin dall’origine implementato procedure subordinate a rigorose e selettive due diligence che, seppur non previste normativamente, sono divenute ormai prassi consolidata».
Secondo de Nuccio «assumono interesse anche le proposte di accordare un maggior termine per la compensazione da parte dei soggetti cessionari dei crediti di imposta, il cui utilizzo in compensazione è attualmente previsto con le stesse modalità con le quali sarebbero stati utilizzati dal soggetto beneficiario-primo cedente».
Ancora, «per ripristinare un clima di fiducia per i soggetti interessati all’acquisto dei crediti e di sbloccare un meccanismo ormai inceppato - aggiunge il numero uno dei commercialisti – suggeriamo poi di ribadire ulteriormente, in via normativa o interpretativa, che i cessionari dei crediti d’imposta non possono essere considerati responsabili, salvo i casi di concorso, della mancata sussistenza, anche parziale, dei requisiti che danno diritto alla detrazione d’imposta e rispondono dunque solo per l’eventuale utilizzo dei crediti medesimi in modo irregolare o in misura maggiore rispetto al credito d’imposta ricevuto».