Click day autonomi, coro di no. Frenata del governo: non ci sarà
Forte contrarietà alla proposta del presidente Inps che fa dietrofront
Un coro di “no” ha accolto la proposta ventilata mercoledì scorso dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, di erogare con un click day l’indennità di 600 euro destinata dal Dl “cura Italia” ad una platea di circa 5 milioni di autonomi, professionisti, collaboratori, stagionali e operai agricoli. La proposta tramonta sotto le critiche che arrivano in modo trasversale dai ministeri dell’economia, del Lavoro e dell’Agricoltura, dai sindacati confederali dalle organizzazioni di categoria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, dai commercialisti dai tributaristi, obbligando in serata la stessa Inps ad una correzione di rotta.
In attesa della circolare Inps con le modalità attuative per l’invio delle domande sul sito dell’istituto di previdenza, la prima frenata è arrivata dal Mef, per voce del viceministro Antonio Misiani: «Non ci sarà nessun click day, le risorse sono ampiamente sufficienti perché calcolate sull’intera platea potenziale – afferma -. Semmai le domande dovessero eccedere lo stanziamento, rifinanzieremo la misura con il decreto di aprile». Sulla stessa lunghezza d’onda il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta: «Non mi sembra un criterio che sta in piedi, non possiamo fare a chi prima arriva prima alloggia, è una comunicazione fatta dall’Inps, non una decisione del governo». In serata il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo ha confermato che «non ci sarà nessun click day: forniremo a breve la data, a partire dalla quale tutti i cittadini che ne hanno diritto potranno iniziare a fare richiesta degli indennizzi», assicurando che «le risorse stanziate sono sufficienti». Per la sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi «non bisogna aumentare l’ansia nelle persone». La ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, si è spinta a bloccare come «immorale» la proposta, perchè «non si può mettere in competizione le persone in questo momento, bisogna avere la responsabilità di dire ai cittadini che questo è quello che possiamo fare e lo strumento deve essere immediatamente fruibile».
Finito al centro della bufera, l’Inps ieri sera in un comunicato stampa ha parlato di «grande fraintendimento», confermando che «non c’è nessun click day inteso come finestra dentro la quale si possono fare domande di prestazioni», piuttosto avremo «domande aperte a tutti, ed un giorno di inizio, con un click». L’Istituto che dovrà gestire 10 miliardi di euro, in poche settimane, per circa 11 milioni di utenti tra cassa integrazione e gli altri strumenti di sostegno al reddito, fa sapere che per il congedo parentale per i lavoratori dipendenti sono circa 100mila le richieste di congedo con periodi dal 5 marzo.
Una puntualizzazione, quella dell’Istituto, quasi d’obbligo di fronte al muro di critiche, a partire da Cgil, Cisl e Uil che hanno paventato il rischio «di una guerra tra poveri» chiedendo a Governo e Inps di fissare presto una data entro la quale inviare le domande. Confartigianato ha sollecitato la definizione di modalità di indennizzo facilmente fruibili per tutti gli autonomi, ricordando che «il click day già in passato ha causato tanti problemi agli imprenditori». Sulla stessa linea Cna, Confcommercio e Confesercenti.
Per il presidente dell’Istituto nazionale tributaristi, Riccardo Alemanno «se i fondi stanziati sono limitati, allora che vengano assegnati a chi più ne ha necessità, con sistemi di verifica del reddito ed eventualmente il numero dei componenti del nucleo famigliare, dati in possesso della PA». Il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani ha messo in guardia da «la corsa all’indennizzo: porterebbe a una iniqua distribuzione dell’indennità, poiché non è determinato nessun criterio se non quello del primo arrivato».