Come far diventare il sito dello studio una vetrina richiamata da Google
L’accesso al sito internet dello studio professionale può avvenire per diverse vie. La più logica, ma di gran lunga la meno utilizzata, è l’entrata diretta, per così dire dalla home page.
Questa porta si apre se l’utente conosce l’indirizzo o clicca un link che vi rimandi.
Molto più spesso l’ingresso al sito avviene da accessi, per così dire, laterali, porte di servizio che sono costituite dai contenuti (articoli, pagine), indicizzati dai motori di ricerca e, per questa ragione, utilizzati anche da chi non conosce lo studio ma sta cercando informazioni su quell’argomento.
Intercettare quella che viene definita “domanda latente”, rendendo il proprio sito visibile ai motori di ricerca è una delle attività strategiche più importanti per la riuscita della comunicazione online.
Al di là degli aspetti più tecnici e commerciali che comportano investimenti più o meno sostanziosi, esistono anche una serie di regole auree che vanno tenute in considerazione al momento della progettazione del sito e del suo aggioramento.
La SEO
L’insieme delle azioni finalizzate alla indicizzazione del sito in gergo è definito Search Engine Optimization o SEO e comprende attività molto sofisticate, di cui alcune richiedono investimenti che vengono normalmente svolte da specialisti che compiono analisi e forniscono suggerimenti e tecniche per migliorare la sua architettura, principalmente conoscendo gli schemi e le metodologie adottate da Google sintetizzati negli algoritmi e nelle politiche che premiano o penalizzano i siti internet.
Google infatti scandaglia la rete periodicamente e verifica la corrispondenza del contenuto profondo del sito con il suo scopo dichiarato. Per farlo utilizza la tecnologia, ma, là dove questa non è abbastanza sofisticata per comprendere e analizzare testi specialistici, impiega persone in carne e ossa che verificano la coerenza del sito con la sua pretesa di indicizzazione e lo premiano o bocciano di conseguenza.
Le parole chiave
La ricerca di un contenuto funziona sul principio delle parole chiave.
Immettendo le parole che riteniamo siano contenute nel testo che ci interessa trovare (o il nome proprio), otteniamo da Google una serie di risultati.
Questo bisogna avere a mente quando si predispone un testo per internet, che qualcuno potrebbe cercarlo e come lo farebbe, quali stringhe di testo utilizzerebbe per reperire in rete quel testo come risultato (ad esempio «avvocato Milano» o «avvocato Mario Rossi Milano» o «avvocato dirittto tributario Milano», e via dicendo.
Quanto più si affina il contenuto del testo, tanto più il posizionamento delle parole chiave si fa meno generico e incontra, di conseguenza, meno concorrenza (ovvero altri siti che contengono e sono coerenti con quelle parole chiave). Google per indicizzare le parole, pretende che siano presenti nel titolo del testo (che va opportunamente taggato per essere considerato tale), che siano presenti nell’url e che ricorrano più di un paio di volte nel corpo del testo.
Content is the king
I contenuti e il loro continuo aggiornamento costituiscono il capitale principale del sito e dei Social Network e ne determinano la qualità e il successo, ma il caricamento di contenuti utili deve rispettare alcuni canoni, tra i quali la coerenza con l’attività svolta.
Non è utile per la professione essere trovato per quanto si racconta della propria passione nel tempo libero a scapito della conoscibilità dei successi professionali o delle pubblicazioni.
I contenuti più numerosi e ricorrenti devono riguardare l’attività professionale in proporzione connessa con gli ambiti considerati strategici.
Testi non pdf
È oramai ampiamente risaputo, ma forse vale la pena ricordarlo, che i contenuti che interessano ai fini dell’indicizzazione sono quelli di testo, inseriti nella forma appunto testuale e non invece i file .pdf che, tanto che provengano da un testo o da una scansione, per Google equivalgono a una immagine e l’unica parte che rileva ai fini dell’indicizzazione è il titolo. A nulla vale quindi pubblicare decine di articoli se vengono caricati solo in formato pdf. Per sua natura questo è un formato “chiuso”. Meglio è trascriverli (o caricarli da un file sorgente in formato testo), e magari corredarli del file .pdf disponibile per il download, dopo aver avuto cura di sistemare il titolo come chiarito oltre.
No al copia e incolla
Google sceglie tra i contenuti identici. Copiare un testo anche citando la fonte, senza aggiungere un commento di almeno un paragrafo, per il motore di ricerca è un’attività perfettamente inutile, Google farà prevalere il contenuto che si trova nel sito più cliccato dei due. Non ha nessun valore, per la creazione di contenuti che si ripubblichi integralmente un articolo di giornale, ad esempio, anche se perfettamente coerente con l’attività del professionista, a meno che non lo si arricchisca con un commento introduttivo, quello che in gergo viene definito abstract. In ogni caso, naturalmente va citata la fonte.
L’url può essere migliorato
Google è molto attento anche alla lunghezza e alle parole contenute nell’url, cioè nell’indirizzo univoco di ogni singola pagina del sito. Una volta completato l’inserimento del testo, aggiunta la foto e gli allegati, prima di pubblicarlo, meglio controllare come appare la lunga stringa che sta dopo http://www. la cui parte finale potrà essere personalizzata per rendere più evidenti le parole chiave.
Sì ai Link out, purché apra una nuova pagina
Google preferisce i testi che contengono Link ipertestuali che rimandano a pagine web esterne al sito. Così se si commenta un testo di legge o un articolo di giornale, citando la fonte si potrà anche inserire il link della pagina a cui quel contenuto si trova, sul sito della fonte citata. Bisognerà però avere l’accortezza di impostare il link in modo che l’utente non esca dal sito per seguire il collegamento. Per farlo basterà spuntare l’apposita opzione “apri il link in una nuova pagina”.
Benvenuto ai Link in
Google premia inoltre i collegamenti provenienti dall’esterno che portano al sito, i cosiddetti Link in.
Se lo studio viene citato da qualche testata online o da qualche portale, il contenuto linkato sarà più interessante per il motore di ricerca.
Nome delle foto (e diritti)
È stato dimostrato che i contenuti arricchiti di fotografie o illustrazioni sono più letti di quelli di puro testo. L’immagine, se invitante e pertinente, balza agli occhi e fa aumentare l’attenzione dei lettori. I contenuti, siano essi post o pagine, nel sito dello studio professionale saranno quindi più interessanti, soprattutto in caso di condivisione sui Social Network, se corredati da una immagine.
Naturalmente sono ammesse solo immagini proprie o di cui si possiedano i diritti di sfruttamento, anche se acquistate da banche dati professionali ma nel momento di caricarle sul sito andrà posta particolare attenzione a cambiare nome al file. Quel campo che contiene la stringa infatti è, insieme a quello che contiene il nome alternativo del file media, sono oggetto dell’indicizzazione di Google. È importante che il nome del file sia pertinente con il sito (magari perché contiene il nome dello studio), e il contesto nel quale viene utilizzata.
Passando con il mouse sopra l’immagine, peraltro, a meno di non averlo escluso, quel nome viene visualizzato ed è anche notevolmente più gradevole se contiene del testo pertinente.
Lo stesso vale per ogni file pdf che venga caricato sul sito per consentirne il download da parte del lettore.
Il file non deve mantenere il suo nome di origine ma assumerne uno descrittivo che sia coerente e, possibilmente menzioni la provenienza dallo studio.