Commercialisti ancora in pressing per rinviare l’ingorgo fiscale del 30 giugno
Nove associazioni di categoria (sindacati e giovani) scrivono a Gualtieri e Ruffini per sollecitare la proroga
Cresce tra i professionisti l’allarme per l’ingorgo fiscale del 30 giugno, data in cui si sommano le scadenze fiscali tradizionali, tra cui il saldo 2019 delle imposte dirette e il primo acconto 2020, con alcuni rinvii legati al Covid.
Il rischio-affanno è concreto per tantissimi professionisti. E man mano che ci si avvicina alla data aumenta il pressing dei rappresentanti di categoria per un ulteriore rinvio o scaglionamento dei tanti adempimenti. Oggi è tornato di nuovo alla carica il coordinamento delle associazioni di commercialisti con una lettera inviata al ministero dell’Economia e all’agenzia delle Entrate in cui si chiede «di intervenire tempestivamente». In calce le firme di nove associazioni dei consulenti contabili: Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec, Unico: «Come abbiamo già segnalato oltre un mese fa, è ormai determinato un preoccupante affollamento di scadenze tributarie che rischiano di avere ripercussioni gravi su professionisti ed imprese » scrivono le associazioni . Con giugno difatti s’interrompe il periodo di moratoria previsto per i soli versamenti in scadenza nei mesi di marzo, aprile e maggio di contributi previdenziali, premi assicurativi, ritenute sui redditi di lavoro dipendente e assimilati . Nessuna proroga, inoltre, per i versamenti Irpef e Ires relativi al saldo 2019 e al primo acconto 2020, che devono essere effettuati entro il 30 giugno (o entro il 30 luglio, ma versando uno 0,40 per cento in più). Alle voci della categoria si è aggiunta anche quella degli esperti. Anche il Piano Colao delle “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022” ha individuato tra i tanti punti centrali proprio la proroga dei versamenti delle imposte sui redditi a novembre «per il pagamento della prima rata di acconto delle imposte sul reddito» e «anche in considerazione dei tempi per processare la liquidità garantita» al momento di ricevimento della liquidità extra richieste per il saldo di tutto il 2020.
Ma nell’imbuto del 30 giugno non ci sono solo le scadenze fiscali e previdenziali. Come hanno ricordato le nove associazioni dei commercialisti nella lettera gli studi prima sono stati impegnati «nella gestione degli adempimenti connessi alle misure di cassa integrazione e di richiesta di finanziamenti del cd Decreto Liquidità» e ora «vengono a scadenza le misure previste dal cd Decreto Rilancio». Da ieri poi alla galassia di bonus e indennità straordinarie si sono aggiunti anche i contributi a fondo perduto, con la domanda alle Entrate inviabile anche tramite i professionisti incaricati.
Insomma uno scadenzario impossibile da gestire in pochissimi giorni. Come ha già ricordato anche il Consiglio nazionale dei commercialisti ,da tempo impegnato a chiedere lo slittamento. I commercialisti hanno stimato che tra Irpef, Ires, addizionali regionali e comunali in scadenza a fine mese (ed esclusa l’Imu in scadenza il 16 giugno, senza proroghe) la ripresa dei versamenti a fine mese valga in totale un gettito di 33,3 miliardi. «Risorse che - fanno notare dal Consiglio – difficilmente le famiglie e le Pmi ancora alla prese con l’emergenza sanitaria e la crisi di liquidità difficilmente riusciranno a reperire». Il rischio – avvertono le associazioni dei commercialisti - è che studi professionali ed uffici amministrativi «si ritrovino di fronte ad una massa ingestibile di dati da elaborare. L’invito è a prendere atto della grave situazione, già da tempo segnalata e prevedibile, ed intervenire tempestivamente, evitando le dispettose ed irrispettose proroghe dell’ultimo minuto».