Professione

Commercialisti, nella giustizia tributaria la categoria mantiene competenze insostituibili

Si profila il riconoscimento accademico dei percorsi di specializzazione

di Giovanni Parente

Prerogative, specializzazione, responsabilità. Intorno a queste tre parole è possibile ricostruire il filo rosso del discorso di Elbano de Nuccio all’Assemblea dei presidenti degli Ordini locali.

Il numero uno del Consiglio nazionale dei commercialisti è tornato sulla riforma del processo tributario, ora all’esame del Senato, è tornato sulla proposta avanzata dall’Uncat (Unione nazionale delle camere di avvocati tributaristi) di attribuire l’assistenza tecnica nelle Commissioni tributarie solo all’avvocatura. Nel difendere le competenze tecniche della categoria, ad esempio, dalla contabilità alla derivazione rafforzata per il calcolo della base imponibile, de Nuccio ha posto un interrogativo: «Mi vuole spiegare qualcuno come è possibile fare a meno dei commercialisti?». Poi un appello: «Il Paese non ha bisogno di lotte fra Ordini professionali, il Paese ha bisogno di una forte coesione, in questo momento, di un supporto unanime, condiviso, sinergico fra i vari Ordini professionali a sostegno dello Stato» perché «abbiamo problemi ben più seri dello stabilire chi può avere l’esclusiva dinanzi alle Commissioni tributarie. Lavoriamo, invece, per un processo di riforma della giustizia tributaria che dia garanzia di qualità ed efficienza nell’applicazione della legge».

Sul versante della specializzazione, de Nuccio annuncia l’imminente sottoscrizione di un protocollo con il ministero dell’Università e ricerca che vedrà un percorso di riconoscimento accademico all’attività formativa specialistica dei commercialisti. In questo modo il titolo «è titolo è spendibile nel mercato professionale».

Capitolo responsabilità. Qui il presidente del Cndcec ha ricordato l’appello rivolto appena insediatosi (con la successiva apertura di un canale di dialogo) alla ministra Cartabia per revisionare la responsabilità civile degli organi di controllo delle società di capitali e l’introduzione di un limite quantitativo.

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