Professione

Commercialisti, in Italia farsi pagare è più difficile

di Federica Micardi

Fare il commercialista in Italia è decisamente più complicato che nel resto del mondo. Tra remunerazione difficile da recuperare, ore lavorate e non fatturate, normative in continua evoluzione, pressione fiscale superiore alla media , e spinta al ribasso dei compensi (questo fenomeno è globale) i professionisti italiani si dimostrano meno ottimisti dei colleghi stranieri . Un esempio? I giorni necessari per riscuotere la parcella in Italia sono almeno 120 nel 25% dei casi, contro una media mondiale dell’8%; altrettanto disarmante il confronto sui pagamenti ottenuti entro 60 giorni: il 59% è la media mondiale, che scende al 26% nel Belpaese. Restando in tema di parcelle qual è il rapporto tra le ore lavorate e quelle effettivamente pagate, il cosiddetto Tasso di utilizzo? In Italia questo rapporto è inferiore al 60% nel 42% dei casi mentre, in media, nel mondo a farsi pagare meno del 60% delle ore lavorate sono solo il 27 % dei professionisti.

Questi dati emergono dal sondaggio annuale promosso da Ifac, alla sua VI edizione, sulle tendenze e sulle esigenze degli studi dei commercialisti a livello mondiale, condotto tra ottobre e novembre del 2016 e stilato in base a 5.060 risposte (dall’Italia sono arrivati 139 questionari, meno della metà degli anni precedenti), per un totale di 164 paesi partecipanti. Tra i più partecipativi - con più di 300 risposte - ci sono India, Cina e Romania. Una fotografia della professione da cui emerge la crescente consapevolezza dell’impatto che l’innovazione tecnologica avrà sulla professione nei prossimi anni (una presa di coscienza che lo scorso anno ancora non si era registrata). Per i piccoli studi le sfide future riguardano l’aggiornamento e la ricerca di nuovi clienti; per quelli più grandi, invece, sono il ribasso dei compensi e la selezione e fidelizzazione del personale.

Indagine Ifac - La situazione in Italia

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