Professione

Commercialisti, mercato più ristretto. I redditi reali si riducono del 10,4%

Persi quasi 7mila euro in media tra il 2008 e il 2021 al netto dell’inflazione. In calo il numero medio di abitanti e imprese per ogni professionista

di Giovanni Parente

I commercialisti italiani hanno superato per la prima volta quota 120mila, arrivando a 120.269 iscritti totali. La crescita annuale è stata dello 0,8% (più alta al Nord con una crescita dell’1,2% al Nord mentre al Sud l’incremento è stato dello 0,6%). In aumento per il secondo anno consecutivo anche il numero degli iscritti al registro praticanti (+7,9%) che hanno toccato quasi quota 14mila unità. Dinamica positiva anche per le società tra professionisti (Stp) che sono oltre 1.400: in questo caso l’incremento generale è stato del 14,7% con una crescita più sostenuta nel Mezzogiorno (+24,7%).

Sul fronte dei redditi medi professionali va operata una distinzione. In termini nominali la tendenza è positiva con un aumento dell’1,1% rispetto al 2020 e del 4,1% rispetto al 2008. Ma in termini reali, ossia depurando il dato dall’inflazione, si registra una flessione dello 0,8% rispetto al 2020 e addirittura del 10,4% rispetto al 2008: tradotto in valore assoluto significa 6.886 euro in meno. Sono alcune delle cifre che emergono dal rapporto annuale sulla professione realizzato dalla Fondazione nazionale dei commercialisti e presentato dal presidente del Consiglio nazionale, Elbano de Nuccio, in occasione dell’Assemblea dei presidenti degli Ordini locali.

Dati che vanno letti con grande attenzione per capire come si sta muovendo e dove sta andando la professione. Come commentato da de Nuccio, uno dei principali campanelli di allarme riguarda gli abilitati all’esame di dottore commercialista e di esperto contabile: si è passati da 4.309 del 2008 a 1.692 del 2019 (ossia il 61% in meno). Numeri collegati anche alla tendenza in corso con il calo dei praticanti. Al di là dell’inversione di tendenza con la crescita registratasi nel 2020 (sono stati quasi 13mila) e nel 2021 (circa 14mila, come anticipato), il numero dei praticanti si è quasi dimezzato dal 2009 al 2019, passando da 2,5 a un praticante ogni 10 iscritti.

Altro aspetto messo in luce da de Nuccio nella presentazione dei dati è l’effetto della «terziarizzazione spinta dell’economia» nell’epoca della globalizzazione e della digitalizzazione. In pratica gli iscritti all’Albo sono cresciuti del 12% dal 2008 al 2021. In questo stesso, periodo, però la popolazione non è cambiata mentre l’occupazione e le imprese sono diminuite. Un fenomeno con cui si sono dovute confrontare tutte le libere professioni.

Nello specifico dei commercialisti il ridimensionamento del mercato potenziale si misura con due indicatori: il rapporto teorico tra gli abitanti e gli iscritti è passato da 549 del 2007 a 490 del 2021 con una perdita di 59 abitanti per ogni commercialista mentre, sempre nello stesso arco temporale, quello con le imprese è passato da 48 a 43 (cinque in meno per ogni professionista).

Ma, anche considerando l’aumento delle società di capitali (in particolar modo Srl) rispetto a quelle di persone e alle ditte individuali, si delinea una crescita anche dal lato della domanda. Con una trasformazione della pressione concorrenziale, che - come fatto notare da de Nuccio - si trasforma in richiesta di nuove competenze.

Il portato di tutto questo si riflette sui redditi medi. Il calo misurato a prezzi costanti, e quindi al netto dell’inflazione, è sensibile: si è passati da 66.202 euro del 2008 a 59.316 euro del 2021. Una contrazione del 10,4% che fa riflettere anche per il futuro.

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