Commercialisti a confronto al meeting Aidc: rigore e rispetto delle regole
Riflettere sulla professione e riaffermare con forza i valori alla base del lavoro che si svolge quotidianamente
Riflettere sulla professione e riaffermare con forza i valori alla base del lavoro che si svolge quotidianamente.
È l’estrema sintesi dell’VIII Meeting nazionale dell’Aidc, l’Associazione italiana dottori commercialisti, svoltosi a Milano. Focus in particolare sulla percezione sbagliata della professione nell’immaginario collettivo. Interventi che si sono susseguiti nel rispetto delle norme anti contagio in un teatro di posa dove è stato realizzato uno studio dove gli ospiti sono stati accolti, personalmente o virtualmente.
Ad aprire i lavori Edoardo Ginevra, presidente della sezione milanese di Aidc, che ha ricordato gli sforzi nel tenere gli studi aperti in questi giorni di emergenza. Trasformare le difficoltà in opportunità gli ha fatto eco il presidente nazionale Aidc Andrea Ferrari che ha richiamato i valori etici della professione. «Nella maggior parte dei casi in cui i commercialisti non sono corretti, si scopre che in realtà non sono commercialisti» l’efficace dichiarazione di Marco Rigamonti, primo presidente Aidc, ricordando che molti professionisti rifiutano di seguire un certo tipo di clienti. Concorda sulla necessità di rompere la percezione negativa esterna Roberta Apa, presidente della Commissione cassa di previdenza dell’associazione chiedendo all’agenzia delle Entrate collaborazione più stretta con i professionisti. A stretto giro la replica di Sergio Cristallo, direttore centrale del coordinamento generale delle Entrate, che ha riferito di un alleggerimento di alcuni adempimenti già in corso, oltre all’apertura di diversi tavoli di lavoro con i professionisti.
«Non fa piacere venire accusati di essere consulenti della criminalità organizzata» l’affondo di Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili, che ha ricordato la professionalità rigorosa, gli obblighi deontologici e quelli antiriciclaggio dei 120mila commercialisti italiani. Cattiva percezione che si combatte con l’attenzione massima al rispetto delle regole le parole dell’avvocato milanese Umberto Ambrosoli, e con l’isolamento delle poche mele marce ha aggiunto Alessandra Dolci, Procuratore aggiunto e capo della Dda di Milano.