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Commercialisti: gli atenei dove si promuove e si boccia di più

Dal 2019 al 2023 a Napoli, Catania e Roma La Sapienza passano tutti i candidati Selezione dura a Trento, Foggia e Tor Vergata

Commercialisti: gli atenei dove si promuove e si boccia di più

di Federica Micardi e Valeria Uva

Prima di scegliere la sede in cui sostenere l’esame di abilitazione un giovane aspirante commercialista farebbe bene a dare un’occhiata ai numeri e ai dati degli ultimi anni.

Stando ai risultati delle ultime tornate, potrebbe puntare sulla Federico II di Napoli e su Catania, che hanno offerto la sicurezza di essere promossi, non solo negli ultimi due anni ma anche nel 2020 e nel 2021 (e la Federico II anche nel 2019). E stare alla larga da Roma Tor Vergata o da Perugia e Siena, che hanno dimostrato finora una severità molto superiore alla media nazionale.

Già, perché se è vero che a livello nazionale negli ultimi cinque anni non si sono registrate grandi differenze nelle percentuali di abilitati, comunque in continua crescita dal 57% del 2019 al 69% del 2023, anni in cui le prove sono state semplificate sulla scia della pandemia, è altrettanto dimostrabile che queste percentuali sono il frutto di grandi oscillazioni sul territorio, ovvero sugli oltre 50 atenei che hanno ospitato gli esami negli ultimi cinque anni. Oscillazioni che però, a ben guardare, prevedono alcuni risultati abbastanza costanti nel tempo per le singole realtà.

Partendo dalla segnalazione di Hermann Graber, dottore commercialista a Brunico (Bz) che riscontrava una costante percentuale piuttosto alta di bocciature a Trento (65% di bocciati nel 2023, 76% nel 2022 e al top del 82% nell’annus horribilis 2021), a fronte di una maggiore probabilità di superare le prove, appunto, a Napoli, Il Sole 24 Ore del Lunedì ha voluto analizzare le statistiche del ministero. Andando a raccogliere i dati di candidati e abilitati all’esame per dottore commercialista dal 2019 al 2023, ateneo per ateneo (nella grafica a fianco le prime dieci università per tasso di promozione e di bocciatura negli ultimi due anni, scartando quelle con meno di venti candidati).

I DATI MINISTERIALI

Dove si promuove di più

Così ad esempio, solo per citare altri casi significativi, anche Roma La Sapienza ha fatto registrare nel quinquennio analizzato il 100% di promozioni, seppure su un numero esiguo di candidati (inferiore a venti). Anche per l’ateneo viterbese della Tuscia, che solo nel 2022 ha abilitato il 73% dei candidati anziché il 100% di tutti gli altri anni. Nell’insieme, oscillano tra i quattro e i sei gli atenei che nel quinquennio hanno promosso tutti, e sono ben 11 nel 2023 e 17 del 2022 quelli con una percentuale non inferiore all’80 per cento.

Dove si promuove di meno

Al contrario, tra le più severe nel quinquennio spicca Tor Vergata, con il record negativo del 2021 che ha visto 31 abilitati su 154 aspiranti (20%). Per non parlare di Foggia, che, nel 2020, anno boom delle prove a distanza legate al Covid, ha lasciato al palo il 96% dei candidati abilitando due studenti su 47 aspiranti. Leggermente meglio nel 2022 in cui i non ammessi sono stati il 94 per cento. Considerando anche le realtà con meno di venti iscritti, nel 2023 in quattro casi su 48 i bocciati superano il 60%, con il record nel 2021 quando erano ben 13 su 51.

Il turismo dell’esame

Naturale quindi che anche gli aspiranti commercialisti preferiscano svolgere l’esame (e affrontare i costi) nelle sedi in cui la possibilità di superarlo è maggiore, anche se diversa da quella dove hanno svolto il tirocinio. Non a caso Hermann Graber, nella sua lettera-denuncia, evidenzia che nella prima sessione d’esame del 2024 all’università di Trento hanno partecipato solo tre tirocinanti sui 120 iscritti agli Ordini di Trento e Bolzano.

Dove vanno i candidati? Nel 2023 (ultimo anno disponibile) il più alto numero di iscritti lo ha registrato la Vanvitelli di Napoli (131 con l’88% di abilitati). Nel 2022 altro grande afflusso all’Università della Calabria: 401 i candidati (passati più di otto su dieci). Ma il record del quinquennio lo detiene Napoli Parthenope che nel 2020 ha scrutinato 891 candidati su un totale di 5.200 a livello nazionale (promossi il 66 per cento).

Come funziona l’esame

A determinare risultati così disomogenei è anche la metodologia dell’esame. Non è un problema del numero di prove ridotto per via della pandemia: ogni Università elabora le proprie tracce e nomina i propri commissari d’esame.

«È chiaro che se costituisci commissioni differenti con compiti differenti non puoi che avere risultati diversi e non confrontabili tra di loro», commenta il presidente del Consiglio nazionale di commercialisti ed esperti contabili, Elbano de Nuccio.

Che aggiunge: «Se l’esame fosse uguale su tutto il territorio, cosa auspicabile, si avrebbe un parametro uniforme che permetterebbe di fare dei confronti più attendibili». De Nuccio si dice, invece, contrario al test unico a crocette perché troppo schematico e sintetico. «Nel test a risposta multipla - spiega il presidente - se la domanda sul piano concettuale viene mal interpretata si pregiudica il risultato, mentre con una traccia argomentata il commissario è in grado di capire la preparazione dell’aspirante commercialista».

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