Concordati in bianco strumentali, sospeso il commercialista

Sì alla misura cautelare della sospensione dalla professione di commercialista per il professionista che deposita domande di concordato preventivo in bianco per bloccare le azioni esecutive, distraendo poi i beni delle compagini abbandonate al fallimento. La Cassazione (sentenza 14378) conferma lo stop per 12 mesi dall’esercizio della professione e dagli uffici direttivi delle Spa a carico di un commercialista, con il ruolo di amministratore in una società di consulenza, indagato per associazione a delinquere finalizzata a commettere reati di bancarotta fraudolenta. Reato messo in atto attraverso la sistematica acquisizione delle quote societarie di imprese in crisi, ma dotate di un appetibile patrimonio immobiliare.

Il meccanismo prevedeva, al fine di distrarre gli asset, il deposito strumentale di domande di concordato in bianco, utili a bloccare le azioni esecutive, per poi rinunciare al piano e abbandonare le società al fallimento, svuotate dell’attivo a garanzia dei creditori. La Cassazione respinge il ricorso basato sulla “nebulosità” delle accuse soprattutto rispetto al ruolo rivestito dal ricorrente. Secondo gli elementi raccolti, il commercialista operava dietro lo schermo di un’attività imprenditoriale tesa ad affiancare aziende in crisi, predisponendo strumenti come la ristrutturazione dei crediti e il concordato preventivo in bianco, il cui vero scopo era quello di fare profitto a vantaggio dei sodali.

Un “business” che si realizzava distogliendo dal patrimonio delle società decotte immobili di pregio in favore di società controllate dall'organizzazione, mentre gli enti ormai svuotati erano destinati alla dichiarazione di fallimento. Secondo le accuse, il professionista si faceva rilasciare procure strumentali ad acquisire quote di società riferibili alla compagine dal lui amministrata, per rappresentarla negli atti societari di acquisto e cessione di società in crisi.

Cassazione, sentenza 14378/2019