Contraddittorio, sanzioni e concordato preventivo: le massime dell’ultima settimana di Cassazione
Dal contraddittorio obbligatorio negli accertamenti standardizzati all’impossibilità di disapplicare le sanzioni tributarie per buona fede, passando anche per concordato preventivo e insinuazione al passivo fallimentare. La rassegna delle principali sentenze di Cassazione in materia tributaria e societaria nella settimana dal 16 al 20 gennaio.
ACCERTAMENTO E CONTENZIOSO
Stop all’accertamento induttivo basato sul consumo di vino
L’accertamento induttivo dei maggiori ricavi conseguiti da un ristorante in base al vino mesciuto è da ritenersi sempre inattendibile. Ciò perché il criterio presuntivo basato sul consumo del vino porta ad ipotizzare in maniera distorta un considerevole aumento delle possibilità teoriche di somministrazione dei pasti.
■ Cassazione, sentenza 1103/2017
Rinuncia del socio al credito acquistato senza intento elusivo
La rinuncia al credito vantato nei confronti di una società non ingenera alcuna plusvalenza tassabile neppure quando il socio lo ha in precedenza acquistato da una banca creditrice. Pertanto all’Amministrazione non è sufficiente formare l’accertamento invocando l’intento elusivo in quanto, soprattutto laddove la rinuncia sia stata posta in essere in esecuzione un programma di ristrutturazione aziendale, la pretesa fiscale può dirsi fondata solo se prima vengono confutati adeguatamente tutti i risultati extrafiscali conseguiti.
■ Cassazione, sentenza 1520/2017
Contraddittorio sempre obbligatorio per l’accertamento standardizzato
La procedura di accertamento tributario standardizzato mediante applicazione di parametri o studi di settore costituisce un sistema di presunzioni semplici e la pretesa risultante non può essere ex lege determinata in base al solo scostamento del reddito dichiarato rispetto agli standards. Pertanto ai fini accertativi è sempre obbligatoria la regolare instaurazione del contraddittorio endoprocedimentale ed il contribuente deve provare, a confutazione delle opposte ragioni dell’amministrazione, le condizioni che consentono di escludere l’applicabilità degli standards al caso concreto.
■ Cassazione, sentenza 1496/2017
La semplice intenzione di non evadere è insufficiente a evitare le sanzioni
L’intenzione di non recare danno dall’Erario per mancato pagamento delle imposte non integra, ex se, la buona fede ai fini sanzionatori. Pertanto in caso di buona fede la disapplicazione delle sanzioni può conseguire solo dalla contemporanea obiettiva incertezza nell’applicazione della norma per contrasto giurisprudenziale.
■ Cassazione, sentenza 1538/2017
SOCIETÀ E BILANCI
Concordato preventivo, sì al sindacato di merito del tribunale sui dati contabili
Al tribunale adito chiamato a pronunciarsi sull’ammissibilità del concordato preventivo è sempre permesso il sindacato sulla veridicità dei dati contabili esposti nel ricorso anche se non è consentito il controllo sulla regolarità e/o attendibilità delle scritture contabili. Ciò perché deve essere consentita ai creditori la migliore valutazione della convenienza e della fattibilità della proposta concordataria pur nel rispetto della stima del valore degli elementi patrimoniali operata dall’attestatore.
■ Cassazione, sentenza 1169/2017
Fallimento, stop al credito diverso invocato nel giudizio di opposizione
In caso di domanda di ammissione al passivo fallimentare avanzata da un creditore, il tribunale non deve verificare la corretta indicazione del titolo di prelazione. Ciò perché la domanda di insinuazione deve sempre indicare correttamente le ragioni della prelazione e nel giudizio di opposizione allo stato passivo non può poi essere invocato un credito diverso rispetto a quello originariamente richiesto.
■ Cassazione, sentenza 1331/2017