Coronavirus, credito d’imposta del 50% dei costi di sanificazione degli ambienti di lavoro
La bozza del decreto con le agevolazioni previste per le imprese
Un credito di imposta pari al 50% delle spese sostenute per la sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro. La misura è inserita nella bozza di decreto d’urgenza con cui potrebbero essere utilizzati tutti i 25 miliardi di maggiore deficit autorizzati dal Parlamento.
Una misura – divisa in 120 articoli – che ha l’obiettivo di porre un argine alla crisi coronavirus e che è divisa in quattro settori: scadenze fiscali, lavoro, sanità e imprese.
Il capitolo fiscale contiene diversi aspetti. A partire dall’articolo 61 dedicato al «credito di imposta per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro».
In particolare la norma prevede che «allo scopo di incentivare la sanificazione degli ambienti di lavoro, quale misura di contenimento del contagio del virus Covid-19, ai soggetti esercenti attività di impresa, arte o professione è riconosciuto, per il periodo 2020, un credito d’imposta nella misura del 50 per cento delle spese di sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro fino a un massimo di 20mila euro. Il credito d’imposta è riconosciuto – si legge ancora nella bozza – fino all’esaurimento dell’imposto massimo di 50 milioni di euro per l’anno 2020».
Tempi ancora da stabilire, dunque. Difatti nella stessa norma si puntualizza che sarà necessario un «decreto del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’Economia, da adottare entro sessanta giorni» da quando il decreto sarà entrato in vigore.
Credito di imposta è previsto anche per botteghe e negozi. Un aspetto affrontato dall’articolo 62, che prevede di applicare il credito «nella misura del 60 per cento dell’ammontare del canone di locazione» degli ambienti dove si svolge l’attività lavorativa, «relativo al mese di marzo 2020». Si tratta di una norma che, però, non si applica alle attività commerciali ancora aperte per disposizione del Dpcm dell’11 marzo scorso (ad esempio gli alimentari).
La bozza, com’è ormai noto, rinvia tutti gli obblighi fiscali per piccole e medie imprese, oltre che per quelle relative ai comparti maggiormente colpiti da questa emergenza: trasporti, ristorazione, turismo, sport, istruzione e attività culturali come cinema e teatri.