Diritto

Crisi d’impresa, al via i primi percorsi volontari per il salvataggio

A tre mesi dal debutto della composizione negoziata sono 60 le istanze di aziende prese in carico<br/>

La composizione negoziata della crisi d’impresa muove i primi passi concreti. A tre mesi dal debutto, avvenuto lo scorso 15 novembre, sono 60 le aziende che hanno avviato il nuovo percorso di risanamento di carattere volontario ed extragiudiziale introdotto l’estate scorsa dal decreto legge 118/2021.

L’impasse iniziale, dovuta all’assenza degli esperti (i professionisti che devono affiancare l’imprenditore nelle trattative con i creditori), è infatti quasi completamente superata. Dai dati forniti da Unioncamere al Sole 24 Ore del Lunedì, che fotografano la situazione al 10 febbraio scorso, emerge che sono 801 gli esperti accreditati.

Un numero sufficiente a far fronte alle istanze presentate finora (80) e che stanno crescendo velocemente. Per promuovere la conoscenza di questo nuovo strumento di emersione dalla crisi, il ministero della Giustizia ha, inoltre, deciso di lanciare una campagna pubblicitaria, ora in via di perfezionamento.

LA SITUAZIONE AL 10 FEBBRAIO

Le istanze

Dopo una partenza lenta causata dall’iniziale carenza di esperti e dalla pausa per le festività natalizie, le imprese hanno cominciato a chiedere l’accesso alla composizione negoziata. Negli ultimi 15 giorni di gennaio Unioncamere ha infatti rilevato un forte incremento che ha più che raddoppiato il numero di domande: fino a metà mese non superavano infatti la trentina. Molte sono state inoltre inserite nella piattaforma telematica ma non ancora inviate perché in attesa di documenti come il certificato dei debiti tributari, la situazione debitoria e le informazioni presenti nella Centrale dei rischi gestita dalla Banca d’Italia .

La maggior parte delle 80 istanze presentate fino al 10 febbraio arriva dalla Lombardia (quasi il 22%), mentre nessuna richiesta è ancora stata effettuata in Molise, Sardegna, Valle d’Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano.

Il decreto legge 118 prevede tempi molto brevi per l’assegnazione dell’esperto che deve essere individuato entro sette giorni. Infatti, per 60 istanze (quasi il 70% del totale), il professionista ha già accettato l’incarico, mentre per altre 5 è in corso di nomina. Solo una domanda è stata archiviata perché priva di concrete prospettive di risanamento, mentre altre 14 sono sospese in attesa di integrazioni documentali.

Molte delle imprese che hanno avviato la composizione negoziata hanno anche chiesto al tribunale misure protettive del patrimonio per bloccare l’aggressione dei creditori (il 42%) o per sospendere gli obblighi previsti dal Codice civile quando il capitale diminuisce di oltre un terzo o scende sotto il minimo (anche qui, il 42%).

In entrambi i casi (che non sono alternativi), l’istanza viene pubblicata sul Registro delle imprese e questo fa venir meno un elemento importante della trattativa e dell’intero percorso di risanamento, che è quello della riservatezza.

Resta però il grande vantaggio per l’imprenditore di continuare a gestire la propria azienda a patto di non arrecare pregiudizio ai creditori. L’esperto lo affianca ma non lo sostituisce: il suo ruolo infatti è di certificare l’esistenza di chance di risanamento e aiutarlo nelle trattative con i creditori.

Gli esperti

Sono quasi tutti commercialisti gli esperti finora iscritti negli elenchi tenuti dalle Camere di commercio, abilitati ad accompagnare le imprese nel percorso di risanamento:sono infatti 761 su 801 esperti totali, mentre 32 sono avvocati e 8 dirigenti d’impresa. Del resto, gli Ordini dei commercialisti sono stati in prima linea nell’attivare i corsi di formazione di 55 ore, che i professionisti devono seguire obbligatoriamente per potersi iscrivere negli elenchi degli esperti (e la cui mancanza ha rallentato nei mesi scorsi il loro popolamento).

Si tratta di numeri destinati a evolvere rapidamente: molti corsi di formazione si sono conclusi nei giorni scorsi e altri partiranno a breve. La stima di Unioncamere è di arrivare a regime a 40mila esperti abilitati.

Per ora, la distribuzione territoriale è sbilanciata sul Nord Est. Il 23,4% degli esperti è concentrato in Lombardia e, se si allarga lo sguardo a Veneto ed Emilia-Romagna, si supera il 45%del totale. Più basse le concentrazioni nel resto d’Italia. C’è comunque la possibilità, per gli esperti, di accettare fino a due incarichi. E già in questa fase, nonostante le istanze siano contenute, sono tre i professionisti con un doppio incarico.

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