Da Cassa commercialisti contributi per i finanziamenti e per l’affitto dello studio
Le nuove azioni di wefare messe in campo dalla Cnpadc
Nuovi aiuti di welfare dalla Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti. Da ieri è online il servizio per chiedere contributi in presenza di contratti di finanziamento sottoscritti tra il 23 febbraio e il 31 dicembre 2020. La Cassa ha stanziato per questa misura 15 milioni di euro; la domanda può essere presentata dagli iscritti con un reddito relativo al periodo di imposta 2019 non superiore a 50mila euro con l’esclusione dei professionisti che, per lo stesso arco di tempo, abbiano percepito redditi di lavoro dipendente e/o di pensione, di ammontare lordo complessivo superiore a 20mila euro. Gli iscritti che ne faranno richiesta potranno beneficiare di un contributo base di 500 euro nel caso di prestiti di importo minimo di 10mila euro e di un ulteriore 1% sulla quota di finanziamento eventualmente eccedente i 10mila euro, fino a massimo di 700 euro.
A breve sarà inoltre pubblicato un bando per le spese di locazione dello studio. Il nuovo intervento prevede, aiuti commisurati al 50% dei canoni di locazione degli studi, corrisposti nel periodo compreso tra febbraio e maggio 2020, fino al limite massimo di mille euro.
In questo caso a poterne usufruire saranno tutti gli iscritti alla Cnpadc che abbiano percepito un reddito relativo al periodo d’imposta 2018 non superiore a 50mila euro e che, comunque, non abbiano percepito nel 2019 redditi di lavoro dipendente, di pensione e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, di ammontare lordo complessivo superiore a 20mila euro. La richiesta di contributo va inoltrata utilizzando esclusivamente il servizio online CSF appositamente predisposto sul sito della Cassa entro il 31 gennaio 2021 .
«Questa misura va ad aggiungersi a quelle già messe in atto dalla Cassa – spiega Walter Anedda, Presidente di Cassa Dottori Commercialisti – e intende essere un aiuto ai professionisti che, con difficoltà devono far fronte anche alle spese del proprio studio, che a differenza dei ricavi, non si contraggono con l’emergenza epidemiologica e per le quali, oltretutto, non è stato previsto alcun aiuto da parte dello Stato».