Dallo split payment 2,1 miliardi
L’adozione dello split payment, cioè la «scissione contabile» che porta la Pa a girare l’Iva direttamente all’Erario pagando ai fornitori solo l’importo “netto” della fattura, ha permesso di recuperare 2,1 miliardi di imposta non versata.
Il dato indicato ieri dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alla presentazione del bilancio annuale dell’attività della Guardia di finanza rappresenta il primo bilancio strutturale sull’efficacia della misura, ma offre anche la premessa per il rilancio che dovrebbe essere contenuto nella manovra correttiva e nel Def di aprile, tema al centro di un nuovo vertice ieri pomeriggio tra Padoan e il premier Paolo Gentiloni insieme al dossier nomine che arriva alla stretta finale (sul punto si veda l’articolo a pagina 37)..
Proprio lo split payment, nato nel 2015 per contrastare l’evasione Iva tagliando la catena dei versamenti tra fornitori, Pa ed Erario, è infatti chiamato ora a offrire la voce più consistente nel menu delle misure in cantiere per soddisfare le richieste europee. L’idea, al centro in questi giorni del confronto con l’Europa, non è solo quella di prorogare il meccanismo fino al 2020, ma anche di estenderlo ai rapporti commerciali con le società pubbliche: proprio dall’ampliamento della platea, infatti, dovrebbe arrivare un’ulteriore accelerazione degli incassi, e i tecnici del ministero dell’Economia contano di recuperare per questa via una dote aggiuntiva intorno al miliardo. Obiettivo comunque non semplice, per due ragioni: la manovra comincerà a produrre effetti non prima di maggio, e dunque coprirà nella migliore delle ipotesi otto dodicesimi dell’anno, e il rilancio dello split payment ha bisogno dell’autorizzazione di Bruxelles, come sempre accade quando in gioco ci sono ipotesi di deroghe alla disciplina dell’Iva.
Per ottenere il disco verde europeo occorre però certificare il fatto che lo Stato riuscirà ad assicurare ai contribuenti i rimborsi dell’Iva entro i tre mesi previsti dalla legge. Visto dal lato delle imprese, infatti, lo split si trasforma nei fatti in un’anticipazione finanziaria allo Stato, che sottrae risorse immediatamente spendibili nella giostra dell’Iva: una partita che, secondo i dati della Cna, vale per le imprese fino a 13 miliardi di euro di Iva da rimborsare.
Proprio su questi punti si concentra il confronto con la Ue, che sembra avviato verso il traguardo anche se al momento manca il via libera definitivo. I 2,1 miliardi di evasione recuperati, in ogni caso, restano un risultato importante all’interno di un’imposta che occupa stabilmente il primo posto nelle classifiche italiane e internazionali del «tax gap», cioè l’indicatore della distanza che separa il gettito reale da quello potenziale sulla base delle dimensioni dell’economia. La lotta all’evasione continua a essere al centro delle strategie dichiarate dal governo, come ricordato ieri mattina da Padoan secondo il quale «rafforzare l’azione di contrasto dell’evasione fiscale, della corruzione e della criminalità organizzata rafforza il sostegno all’attività delle tantissime imprese che rispettano le regole assicurando anche le migliori condizioni per il pieno operare della concorrenza».
L’idea insomma è quella dello scambio fra lotta all’evasione e aiuti ai contribuenti puntuali con il fisco, in un meccanismo nel quale dal maggior gettito dovrebbero arrivare le risorse per ridurre la pressione fiscale ordinaria. Da finanziare per questa via ci sono anche le misure per il contrasto alla povertà e l’inclusione sociale che, ha ricordato Padoan, rientrano tra le priorità della presidenza italiana del G7.
La mossa dovrebbe servire anche a consolidare i «chiari segnali positivi» evocati da Padoan in riferimento al quadro congiunturale. Dopo la crescita dello 0,9% del 2016, sostiene infatti il titolare dell’Economia riferendosi agli ultimi dati Istat, dalle statistiche arrivano incoraggiamenti «soprattutto per la domanda interna, sostenuta sia dai consumi delle famiglie (+1,3%) sia dagli investimenti fissi lordi (+2,9%)».
Sul piano internazionale, la lotta all’evasione si gioca soprattutto con il rafforzamento della cooperazione e dello scambio dei dati, che giusto martedì ha conosciuto la puntata più recente con il nuovo accordo con la Svizzera sulle liste collettive dei contribuenti che non hanno aderito alla voluntary.