Diritto

È peculato il mancato riversamento del Prelievo unico nel settore giochi

Le sezioni unite penali imputano il reato sia al gestore che al concessionario

di Giovanni Negri

Per gli esperti è una decisione «fondamentale» in tutto il settore giochi, in particolare quello delle slot machine. Le Sezioni unite penali, con decisione resa nota per ora solo nella forma dell’informazione provvisoria, hanno stabilito che costituisce peculato il mancato riversamento, da parte del gestore o del concessionario, del Prelievo erariale unico (Preu) maturato dagli apparecchi da gioco con vincite in denaro, cioè le slot machines.

«Una decisione estremamente significativa per tutto il settore», commenta l’avvocato Gilda De Simone, direttore Affari legali di Snaitech. «Questo provvedimento - osserva De Simone - consolida un orientamento messo in discussione tanto tempo fa e va finalmente a riequilibrare tutto il comparto. Snaitech da sempre, così come in questa causa, si è battuta a difesa di tutto il settore del gioco pubblico composto da gestori, esercenti e concessionari che rispettano le regole».

Per capire la portata della decisione, che si concentra sulla natura del prelievo erariale previsto per gli apparecchi, è necessario ricordare la complessa articolazione del mercato slot: dal 2004 il gioco lecito attraverso questi apparecchi è affidato in concessione a un numero ristretto di soggetti di elevata affidabilità economico-finanziaria (i concessionari) che, a loro volta, possono delegare alcune funzioni a soggetti terzi, i cosiddetti gestori, che spesso sono anche proprietari del congegno di gioco collegato alla rete del concessionario.

Tra le funzioni delegabili ai gestori, oltre alla manutenzione ordinaria dei congegni, c’è, soprattutto, la raccolta dell’«importo residuo», cioè delle somme giacenti negli apparecchi al netto di quelle tornate in vincite ai giocatori. Il sistema telematico del concessionario, collegato direttamente all’agenzia Dogane e Monopoli, permette infatti di controllare da remoto l’andamento del gioco, consentendo in tal modo anche la contabilizzazione in tempo reale del Preu maturato da ciascun apparecchio, calcolato in misura fissa (oggi il 23,5%) sulla base delle somme giocate. Ma che succede se il gestore non riversa il Preu al concessionario, o se quest’ultimo, una volta incassato il Preu dal gestore, non lo riversa all’Erario?

La questione era diventata controversa dopo una sentenza della Sesta sezione penale (21318/18), che scostandosi da un precedente orientamento e valorizzando il carattere tributario del Preu, aveva giudicato l’omesso versamento un semplice illecito fiscale, privo cioè di conseguenze sul piano penale e sanzionabile solo sul piano amministrativo. Secondo questa ricostruzione, il Preu maturato dai congegni da gioco avrebbe costituito parte di un più generale ricavo d’impresa del titolare degli apparecchi stessi - dunque, a seconda dei casi, del gestore o del concessionario - divenendo di pertinenza dell'Erario solo al momento del pagamento dell’imposta.

«Questa impostazione, però - sottolinea De Simone -, rischiava di terremotare l’intero settore del gaming, da un lato garantendo l’impunità a condotte “appropriative” anche imponenti, dall’altro lasciando ricadere il peso economico degli omessi versamenti sul concessionario, a quel punto privo del deterrente penale. È proprio ai concessionari, infatti, che la legge impone di versare il Preu maturato dagli apparecchi collegati alla sua rete indipendentemente dall’effettivo riversamento da parte dei gestori».

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