Professione

Equo compenso, sì unanime del Senato

Ora il testo passa alla Camera in terza lettura, passaggio necessario per correggere un errore tecnico. Soddisfatta la maggioranza, dalle opposizioni richieste di modifica

di Federica Micardi

Il disegno di legge sull’equo compenso ai professionisti è stato approvato ieri dall’Aula del Senato all’unanimità.
Il Ddl, nato da due proposte normative di Fratelli d’Italia e Lega, introduce l’obbligo di una giusta remunerazione per i servizi svolti dai liberi professionisti, e dispone che i cosiddetti contraenti forti, e cioè pubblica amministrazione, imprese bancarie e assicurative, aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato di oltre 10 milioni di euro debbano corrispondere compensi equi. Gli accordi al di sotto di una soglia predeterminata, patti che vietano al professionista di chiedere acconti in corso d’opera o che gli impongano l’anticipazione delle spese verranno considerati nulli, stessa sorte per clausole o pattuizioni che riconoscano al committente vantaggi sproporzionati. La norma prevede anche la possibilità per i Consigli nazionali degli Ordini e per le Associazioni professionali più rappresentative di proporre azioni di classe. Verrà inoltre creato, presso il ministero della Giustizia, un osservatorio sull’equo compenso. Tra le criticità sollevate da più parti c’è la possibilità per Ordini e collegi di sanzionare l’iscritto che accetta un compenso “non equo”; altro aspetto contrastato del testo approvato ieri riguarda la platea interessata che secondo molti dovrebbe includere anche le Pmi.

Ora, per ottenere il via libera definitivo, il Ddl deve tornare alla Camera perché rispetto alla versione originaria è stato corretto un errore, l’articolo 7 infatti rimandava all’articolo 702-bis del Codice di procedura civile abrogato il 28 febbraio con l’entrata in vigore della riforma Cartabia.

Per il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto «L’approvazione all’unanimità al Senato della legge sull’equo compenso ci porta, finalmente, a un passo dalla meta: il riconoscimento della piena dignità economica alle prestazioni professionali. Basta patti leonini ai danni dei professionisti, soprattutto giovani, e basta contratti capestro».

Parla di «una grande conquista» la senatrice Erika Stefani, capogruppo della Lega nella commissione Giustizia e relatrice del provvedimento. «Una riforma attesa da anni - afferma Stefani - con la quale riconosciamo il lavoro di tanti professionisti, che svolgono un ruolo importante nella società».

Le opposizioni hanno votato a favore obtorto collo. «Condividiamo gli obiettivi e l’impianto del testo - spiega il senatore Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in commissione Giustizia - che ricordiamo non è una rivoluzione ma il miglioramento della legge Orlando, ma rimane un’occasione mancata» per la resistenza della maggioranza ad apportare le necessarie modifiche. Sulla stessa linea la senatrice M5S Ada Lopreiato che in più occasioni ha chiesto di eliminare le sanzioni ai professionisti che accettano compensi inferiori rispetto a quelli previsti e di stabilire un’adeguata normativa transitoria.

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