Controlli e liti

Finanziamenti offshore, su Londra i riflettori Ue

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di Beda Romano

Nonostante il negoziato in corso in vista dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, la Commissione europea ha annunciato ieri l’apertura di un’indagine approfondita su un regime fiscale britannico che potrebbe consentire alle multinazionali con una presenza nel Regno Unito di evitare il pagamento d’imposte. L’indagine non è dissimile a quelle aperte in altri paesi dell'Unione, in particolare in Irlanda, Olanda o Lussemburgo dove la tassazione societaria è particolarmente favorevole alle imprese.

«Esamineremo attentamente una esenzione alle regole britanniche sulla lotta contro l’evasione fiscale applicata ad alcune operazioni di multinazionali per valutare se non viola le regole dell’Unione nel campo degli aiuti di Stato», ha detto in un comunicato la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager. Le norme britanniche obbligono le aziende di riportare in Gran Bretagna reddito inviato nei centri offshore perché sia tassato secondo le regole inglesi.

Tuttavia, a incuriosire la Commissione europea, è un’esenzione introdotta nel 2013 e che riguarda in particolare il reddito da finanziamento dei prestiti (vale a dire il pagamento di interessi). La misura entrata in vigore quattro anni fa non obbliga le multinazionali al rimpatrio del denaro e quindi alla tassazione nel Regno Unito. Il meccanismo descritto dall’esecutivo comunitario e utilizzato in Gran Bretagna è particolarmente complicato.

Lo schema prevede il trasferimento di capitali dal Regno Unito al centro offshore e il conseguente prestito concesso da quest’ultima filiale a un’altra società del gruppo. Il relativo pagamento degli interessi viene trasferito al centro offshore, anziché essere rimpatriato nel Regno Unito per essere tassato secondo le aliquote inglesi. È noto che questo meccanismo è spesso utilizzato dalle multinazionali per trasferire in paesi a bassa tassazione i loro benefici perché siano tassati con aliquote particolarmente basse.

«Una multinazionale presente in Gran Bretagna – riassume la Commissione - può dunque finanziare una società straniera appartenente allo stesso gruppo attraverso una filiale offshore. Grazie all’esenzione, pagherà tasse limitate, se non addirittura nessuna imposta, sui benefici di tale operazione poiché la filiale offshore paga poche o nessuna imposta nel paese dove ha sede e i redditi da finanziamento della stessa filiale non verrebbero rimpatriati nel Regno Unito per essere tassati».

Bruxelles sospetta che l’esenzione del 2013 nasconda in realtà illegittimi aiuti di Stato. «Finché è membro dell’Unione, il Regno Unito ha tutti i diritti e gli obblighi legati all’appartenenza all’Unione», ha precisato l’esecutivo comunitario. Particolari aiuti fiscali vengono considerati da Bruxelles un illegittimo aiuto di Stato. In questo senso, negli anni la Commissione ha sanzionato l’Irlanda (Apple), il Lussemburgo (Fiat) e l’Olanda (Starbucks). Londra ha promesso di cooperare con l’esecutivo comunitario.

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