FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: indagini finanziarie, sequestro per equivalente, indeducibilità sanzioni
Indeducibilità delle sanzioni antitrust dal reddito d’impresa. Doppia giurisdizione per l’opposizione agli atti di esecuzione relativi ai debiti tributari. Limitazioni all’utilizzo delle indagini finanziarie per gli accertamenti sul professionista e sulla società. Sequestro per equivalente ridotto proporzionalmente in base al debito tributario già pagato. la rassegna delle massime delle principali pronunce di Cassazione in materia tributaria depositate nella settimana dal 5 al 9 giugno.
REDDITO D’IMPRESA
Indeducibili in ogni caso le sanzioni Antitrust dal reddito d’impresa
Le imprese non possono dedursi le sanzioni Antitrust. In primo luogo, esse non rappresentano, per il reddito d’impresa, né un componente negativo ordinario (costo d’esercizio) perché non sono funzionali alla produzione, né un componente negativo straordinario (sopravvenienza passiva) perché non sono collegate a ricavi o altri proventi. In secondo luogo, la previsione di una deducibilità fiscale neutralizzerebbe la sua ratio punitiva, trasformandola illegittimamente in un indebito risparmio d’imposta.
■ Cassazione, sentenza 14137/2017
ACCERTAMENTO E CONTENZIOSO
Doppia giurisdizione per l’opposizione agli atti di esecuzione relativi ai debiti tributari
La pretesa tributaria passa attraverso una serie di atti quali la formazione del ruolo e sua notifica tramite cartella esattoriale, al mancato pagamento dei quali fanno seguito gli atti dell’esecuzione immobiliare e mobiliare e presso terzi. Per le cartelle regolarmente notificate e riportanti iscrizioni di debiti tributari, l’opposizione agli atti dell’esecuzione deve avvenire presso il giudice ordinario. Viceversa, per le cartelle non notificate, od irregolarmente notificate, ma sempre riportanti iscrizione di debiti tributari, l’opposizione agli atti dell’esecuzione si svolge davanti al giudice tributario, perché essi manifestano al contribuente per la prima volta la pretesa tributaria della quale egli non era ancora venuto precedentemente a conoscenza.
■ Cassazione, Sezioni unite, sentenza 13913/2017
Indagini bancarie, nessuna presunzione per i prelievi bancari sull’altra attività
Nelle indagini bancarie la presunzione non reddituale dei prelievi effettuati dal lavoratore autonomo sul proprio conto corrente opera anche nel caso di un commercialista che esercita congiuntamente anche l’attività di amministratore di condominio oltre a quella propria libero professionale. Nel caso in cui l’Amministrazione intenda comunque ricuperarli a tassazione deve provare che le somme prelevate non sono state utilizzate per acquisti inerenti alla produzione del reddito al fine di conseguire ricavi dall’esercizio dell’attività predetta.
■ Cassazione, sentenza 14087/2017
Produzione documentale senza limiti nel processo tributario
L’autorizzazione allo svolgimento delle indagini bancarie non prodotta dall’Amministrazione nel primo grado di giudizio può in ogni caso essere prodotta nel secondo, perché anche in tale grado è sempre ammessa la produzione di documenti sebbene già disponibili in precedenza.
■ Cassazione, sentenza 14088/2017
Rettifica alla società solo se è provata la riconducibilità dei movimenti dei soci
Nel caso di indagini bancarie nei confronti di una società di persone, l’Amministrazione, oltre alle movimentazioni risultanti dai suoi conti correnti, ai fini accertativi può legittimamente utilizzare anche le risultanze dei conti correnti bancari intestati ai soci al fine di presumere il conseguimento di maggiori ricavi, ma deve provare analiticamente la riconducibilità alla società verificata delle somme ricuperate a tassazione.
■ Cassazione, sentenza 14089/2017
Il sequestro per equivalente va ridotto in base al debito tributario già pagato
In caso di reati tributari, quando viene concluso un piano di rateazione tra contribuente ed Amministrazione per il pagamento del debito tributario, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente non può essere mantenuto sull’intero ammontare del profitto da reato, ma deve essere ridotto proporzionalmente a quanto già pagato fino al momento del sequestro per evitare di chiedere due volte lo stesso ammontare.
■ Cassazione, sentenza 28076/2017
SOCIETÀ E BILANCI
Senza difesa il curatore contro il sequestro preventivo sui beni dell’azienda
In caso di notifica all’imprenditore insolvente del provvedimento di sequestro per equivalente sui beni dell’azienda prima del suo fallimento, il curatore fallimentare non è dopo legittimato ad opporlo perché non può vantare alcun diritto sui beni del fallito, né in proprio né in qualità di rappresentante dei creditori del fallito.
■ Cassazione, sentenza 28090/2017
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