FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: redditometro, sanzioni, iscrizione a ruolo
Dallo stop all’accertamento sintetico per l’immobile pagato dal genitore all’applicazione delle sanzioni per il ritardato pagamento del tributo. Dalla validità dell’iscrizione a ruolo per il controllo automatizzato che rinvia alla dichiarazione alla motivazione della sentenza di merito relativa a una contestazione di falsa residenza all’estero. Senza dimenticare il tema dell’esame del giudice fallimentare sul concordato preventivo con continuità. La rassegna delle principali sentenze di Cassazione in materia tributaria e societaria nella settimana dal 27 febbraio al 3 marzo.
ACCERTAMENTO E CONTENZIOSO
Il ritardato pagamento sconta la sanzione
Il ritardato pagamento del tributo dovuto non costituisce violazione meramente formale così da escludere la punibilità bensì violazione sostanziale sanzionabile perché incide sull’aspetto temporale del versamento pregiudicando gli interessi erariali.
■ Cassazione, sentenza 4960/2017
Stop al redditometro per l’immobile pagato dal genitore
Per contrastare il reddito sintetico determinato dal redditometro, il contribuente proprietario di un immobile acquistato con mutuo ipotecario e le cui rate sono integralmente pagate dai genitori non è obbligato a documentare l’incasso e/o l’accredito sul proprio conto corrente della somma donata da costoro e neppure il successivo addebito a favore dell’istituto erogante perché la tipizzazione delle prove contrarie non è prevista da alcuna norma.
■ Cassazione, sentenza 5168/2017
Iscrizione a ruolo con rinvio alla dichiarazione
A differenza degli atti formati attraverso l’esercizio di potestà impositiva che rettificano la dichiarazione presentata, l’iscrizione a ruolo scaturente dal controllo cartolare automatizzato previsto per le imposte dirette e l’Iva è adeguatamente motivata se contiene il richiamo alla dichiarazione fiscale grazie alla quale il contribuente è in grado di conoscere i presupposti della pretesa.
■ Cassazione, sentenza 5371/2017
Senza ritenuta gli interessi passivi pagati sui finanziamenti
Gli interessi passivi derivanti da contratti di finanziamento a breve termine stipulati tra imprese residenti sono costi che rientrano nel reddito d’impresa anziché redditi di capitale e quindi l’eventuale loro assoggettamento a ritenuta d’acconto all’atto della corresponsione costituirebbe violazione del principio del divieto di doppia imposizione.
■ Cassazione, sentenza 5392/2017
Sentenza da motivare sulla falsa residenza all’estero
Il giudice tributario deve motivare il proprio convincimento circa il permanere della presunzione di residenza fiscale in Italia nonostante la cancellazione dalle anagrafiche della popolazione residente e il successivo trasferimento nel Principato di Monaco, se il contribuente ha prodotto in giudizio il contratto di locazione di un immobile situato nello stato estero con relative fatture delle utenze di luce e gas e abbia altresì documentato la titolarità, sempre nello stato estero, di un conto corrente bancario.
■ Cassazione, sentenza 5388/2017
L’induttivo deve vincere la prova contraria
L’accertamento induttivo nei confronti di una società di produzione lattiero-casearia deve essere sorretto da presunzioni gravi, precise e concordanti nonché considerare la prova contraria offerta dal contribuente sulla base di uno studio universitario per la determinazione delle percentuali di resa del latte vaccino nella lavorazione dei prodotti lattiero-caseari.
■ Cassazione, sentenza 5441/2017
SOCIETÀ E BILANCI
Esame esteso del giudice sul concordato in continuità
In caso di proposta di concordato preventivo in continuità aziendale, è facoltà del giudice estendere la verifica dell’idoneità del piano e dell’attestazione del professionista ai singoli punti in cui esso è articolato, anche se i creditori possono valutare, oltre alla realizzabilità della singole percentuali di soddisfazione di ciascuno, la maggior convenienza rispetto all’alternativa fallimentare.
■ Cassazione, sentenza 4915/2017
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