Controlli e liti

Fisco, non impugnabilità degli estratti di ruolo: approvato l’emendamento

La possibilità di ricorrere resta limitata in soli tre casi individuati dalla norma

di Ivan Cimmarusti

Approvato l’emendamento sulla «non impugnabilità dell’estratto di ruolo» nel decreto legge fisco-lavoro (Dl 146/2021) a meno che non sia dimostrato il pregiudizio derivante dall’attività di riscossione. In sostanza, il contribuente destinatario di una cartella di pagamento che ritiene non essere mai stata effettivamente notificata, non potrà più impugnare l’estratto di ruolo, cioè il documento dell’agenzia delle Entrate-Riscossione attraverso cui viene a sapere di quella richiesta di denaro.

L’ok arriva dalle commissioni Finanze e Lavoro del Senato, dopo il deposito la scorsa settimana dell’emendamento (anticipato dal Sole 24 Ore del Lunedì del 1° novembre).

Secondo un dossier dell’agenzia delle Entrate – entrato a far parte della relazione conclusiva dei lavori della Commissione interministeriale di riforma della giustizia tributaria – l’istituto dell’impugnazione dell’estratto di ruolo sarebbe utilizzato anche in modo «pretestuoso», al solo scopo di sfruttare i diffusi problemi legati alle notifiche delle cartelle. Nel solo 2020, infatti, sui complessivi 135mila ricorsi contro la Riscossione, ben 55mila risultano innescati dagli estratti di ruolo. Un 40,6% che, secondo le rielaborazioni delle Entrate, potrebbe essere in parte sfoltito.

L’emendamento approvato fa salvi solo alcuni casi in cui rimane consentita l’impugnazione dell’estratto di ruolo:

1. quando un operatore economico rischi di perdere un appalto se risultino violazioni degli obblighi di pagamento delle imposte (articolo 80, comma 4, Codice dei contratti pubblici);

2. quando il debito blocchi un pagamento da parte della Pubblica amministrazione (articolo 1, lettera a) Dm 40/2008 negli effetti dell’articolo 48-bis Dpr 602/1973);

3. quando ci sia la perdita di un beneficio nei rapporti pendenti con una Pubblica amministrazione.

«Ci stiamo avvicinando verso un sistema che annulla le legittime difese dei cittadini», ha denunciato la scorsa settimana Uncat. L’Unione degli avvocati tributaristi ha espresso «netta contrarietà all’emendamento». Aggiungendo inoltre che «l’operazione che si sta compiendo, complice il profluvio di provvedimenti per le cosiddette riforme strutturali, è quella di limitare al massimo ogni volta che si possa il diritto di difesa dei cittadini. Limitazione che, oltretutto, si presenta discriminatoria nei confronti di quei cittadini che si vedono pregiudicati dalla iscrizione a ruolo per uno dei tantissimi motivi» non previsti dall’emendamento.

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