Adempimenti

Fondo perduto, il decreto esclude in parte le filiere dei settori tutelati

La misura lascia scoperte alcune attività indirettamente danneggiate dalle chiusure o dalle limitazioni imposte

di Andrea Dili

Il nuovo contributo a fondo perduto istituito dall’articolo 1 del decreto Ristori è destinato ai soli esercenti le attività espressamente elencate nella tabella contenuta nell’allegato 1 del decreto legge stesso, ovvero quelle direttamente interessate dalle misure restrittive contemplate dal Dpcm del 24 ottobre 2020.

Trattandosi esclusivamente, o quasi, di attività di natura imprenditoriale, la nuova norma non riproduce le limitazioni di natura soggettiva previste dall’articolo 25 del decreto rilancio, che escludevano espressamente i professionisti dal novero dei beneficiari.

Proprio in merito ai soggetti esclusi dal nuovo contributo a fondo perduto, è opportuno riportare alcune considerazioni. In primo luogo, la misura, seppur ragionevolmente focalizzata sui soggetti direttamente colpiti dalle restrizioni, non sempre tiene conto delle filiere che alimentano i settori interessati, lasciando scoperte alcune attività indirettamente danneggiate dalle chiusure e dalle limitazioni a cui sono sottoposti i propri committenti. Si pensi, ad esempio, a coloro che principalmente forniscono beni e servizi ad alberghi e ristoranti.

In secondo luogo, analogamente, non potranno accedere al contributo a fondo perduto – e nemmeno alle specifiche indennità previste dallo stesso decreto a favore dei lavoratori stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo e dei collaboratori sportivi – tutti i professionisti che esercitano attività strettamente connesse a quelle interessate dalle misure restrittive (ad esempio i personal trainer con partita Iva iscritti alla gestione separata dell’Inps).

Per tali ragioni assume ancora più importanza la previsione del comma 2 della norma che, proprio ai fini dell’eventuale ampliamento della platea dei beneficiari, stanzia 50 milioni di euro per l’inserimento di ulteriori codici Ateco tra quelli inclusi nella tabella contenuta nell’allegato 1 del decreto.

Se, quindi, occorrerà verificare l’adeguatezza di tali risorse aggiuntive rispetto ai soggetti danneggiati dalle restrizioni e a oggi esclusi dai ristori, è presumibile aspettarsi che, nel caso – purtroppo tutt’altro che remoto – in cui vengano disposte nuove e più generalizzate misure di contenimento degli effetti della pandemia, vengano conseguentemente varate, in ossequio alla stessa logica e attraverso i medesimi strumenti legislativi, ulteriori misure compensative. In tal caso sarebbe auspicabile che l’accesso a un nuovo contributo a fondo perduto venga consentito a tutti i soggetti interessati, indipendentemente dalla natura (professionale o imprenditoriale) dell’attività svolta.

L’articolo è tratto dal dossier sui «Contributi a fondo perduto» pubblicato sul Sole 24 Ore del 3 novembre

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