Fondo perduto, potenziati i controlli antifrode
L’obiettivo dell’amministrazione finanziaria è di bloccare sul nascere le richieste illegittime o ingannevoli
Nuovi sostegni a tappe forzate . Dopo l’annuncio del Governo che i primi bonifici sarebbero partiti l’8 aprile, l’agenzia delle Entrate riavvia subito la macchina dei ristori. Le domande potranno essere presentate telematicamente da martedì 30 marzo e di conseguenza gli accrediti, se tutto è in regola, dovrebbero rispettare i termini indicati dal presidente del Consiglio, Mario Draghi.
Ad ogni modo non sarà un click day. Per due motivi. In primo luogo, perché le richieste potranno essere inviate in 60 giorni e, quindi, la piattaforma si chiuderà il 28 maggio. In secondo luogo, perché sono stati stanziati 11 miliardi di euro per aiutare le partite Iva colpite dagli effetti economici negativi della pandemia.
La domanda che, come anticipato, viaggerà esclusivamente online potrà seguire più canali: quelli telematici “classici” dell’agenzia delle Entrate o in alternativa la piattaforma web predisposta dal partner tecnologico Sogei, a cui si potrà accedere dal portale della fattura elettronica «Fatture e corrispettivi». Per scongiurare black out, l’agenzia delle Entrate, che comunicherà nei prossimi giorni l’ora di apertura dei canali di trasmissione, ha predisposto lo stesso meccanismo di vasi comunicanti utilizzato con successo la scorsa estate e a fine 2020 con l’erogazione di oltre 10 miliardi di euro tra fondo perduto e ristori. In sostanza, il contribuente o l’intermediaro delegato, al momento della presentazione, vedrà comparire un primo semaforo che per almeno un paio di minuti lo terrà in attesa alla ricerca di un canale libero di accesso. Una volta terminato il conto alla rovescia, si potrà compilare l’istanza. Terminata la procedura, dopo un altro breve countdown, si potrà inoltrare la domanda.
A questo punto entra in gioco l’amministrazione finanziaria. Questa volta però s0no stati potenziati i controlli preventivi antifrode, senza appesantire le procedure. L’obiettivo è quello di bloccare sul nascere le richieste illegittime o ingannevoli, come ad esempio quelle di chi ha ricavi fino a 65mila euro per aderire al regime forfettario e che ha provato a chiedere un contributo dichiarando perdite di fatturato per diverse centinaia di migliaia di euro. Il provvedimento firmato da Ernesto Maria Ruffini in tempo reale con l’arrivo del decreto legge Sostegni chiude le porte a chi ha un’attività già cessata alla data del 23 marzo o a chi aperto una partita Iva dal 24 marzo in poi. Accorgimenti adottati già nel testo del decreto per evitare che chi, pur non avendone diritto, faccia la corsa a presentare la domanda.
I dati per accedere ai nuovi contributi dovranno essere autocertificati compilando il modello approvato ieri dalle Entrate. Rispetto alla versione conosciuta per il fondo perduto della scorsa estate (articolo 25 del decreto Rilancio), la novità principale riguarda le due caselle alternative con cui lavoratori autonomi, professionisti, commercianti, artigiani, agricoltori e altre imprese fino a 10 milioni di euro di ricavi o compensi e con una perdita di fatturato di almeno il 30% potranno scegliere tra l’accredito diretto dell’aiuto in conto corrente o un credito d’imposta da spendere in compensazione con il primo F24 da versare.
Ad esempio, il tax credit potrebbe servire ad abbattere il peso del secondo acconto delle imposte sui redditi e dell’Irap sospeso a novembre (per le partite Iva che potevano beneficiarne) e ora in scadenza al prossimo 30 aprile.
Nella domanda andranno indicati l’ammontare medio di fatturato e corrispettivi del 2020 e del 2019 da mettere a confronto per calcolare la perdita.
Su quel valore sarà applicata una percentuale decrescente rispetto a ricavi e compensi conseguiti nel 2019. Il contribuente o il suo intermediario delegato dovranno barrare la fascia di ricavi in cui si collocano. In base a questa sarà calcolato il contributo spettante che, come detto, decrescerà dal 60% al 20% rispetto alla perdita di fatturato conseguita. Per le start up resta le regola del forfait minimo di 1.000 euro (persone fisiche) o 2mila (società). Mentre il tetto massimo sarà di 150mila euro.