I temi di NT+Modulo 24

I costi di difesa restano sospesi fino alla pronuncia del giudice

L’ordinanza 37360/2021 della Cassazione: non rileva il momento in cui è emessa la fattura o effettuato il pagamento

di Lorenzo Pegorin

La competenza dei costi professionali relativi a prestazioni legali segue la relativa causa, con la conseguenza che fino a quando non si verifica la pronuncia che conclude il singolo grado di giudizio il costo rimane sospeso.

È quando afferma la Cassazione, ordinanza 37360/2021, secondo cui «la prestazione professionale dell'avvocato è sicuramente una prestazione di servizi e ha carattere unitario, con la conseguenza che la relativa spesa deve essere imputata non già all’esercizio in cui la prestazione è stata eseguita, ma a quello nel quale è stata ultimata e, in caso di più gradi di giudizio, l'ultimazione coincide con la emanazione della pronuncia che ha concluso il singolo grado».

L’indicazione del Tuir

La decisione in commento incarna dunque i postulati dell’articolo 109, comma 2, lett. b), Tuir per cui i costi relativi a prestazioni di servizi sono di competenza dell’esercizio in cui le prestazioni medesime sono ultimate, senza che abbia rilievo alcuno il momento in cui viene emessa la relativa fattura o effettuato il pagamento (vedasi anche Cassazione, sentenza n. 27296/2014).

Essa si inserisce nel solco tracciato da precedenti arresti della Suprema corte secondo cui, (su tutte vedasi Cassazione 26 settembre 2019, n. 24003) le spese legali non devono essere considerate di competenza dell’anno in cui le prestazioni sono state eseguite, ma, si deve far riferimento al momento in cui le stesse sono state ultimate, in rapporto ai singoli gradi in cui si è svolto il giudizio.

Vale, in questo senso il momento della pronuncia che chiude ciascun grado di giudizio.

La deducibilità dei costi

Pertanto, emerge chiaramente come vada valorizzato il principio per cui la competenza per le spese legali si verifica allorquando la prestazione è condotta a termine, ossia nel momento in cui viene emessa la sentenza che rende il giudizio definitivo o in alternativa quando si esaurisce l'incarico professionale: solo in questo momento la spesa diventa deducibile (Cassazione n. 16969 dell’11 agosto 2016).

Dal punto di vista strettamente operativo questo significa che, quanto viene fatturato dall'avvocato in pendenza di giudizio dovrà trovare allocazione nel bilancio del committente solo quale acconto nello stato patrimoniale di quest'ultimo e potrà essere stornato a costo solamente nell'esercizio in cui viene pronunciata la relativa sentenza; infatti solo da questo momento il costo diventa deducibile sotto il profilo fiscale, non potendosi considerare i costi per le prestazioni processuali, rese dal difensore, deducibili in ragione del momento dell’esecuzione delle stesse, ma come riferito, rimane necessario attendere il completamento del relativo iter giudiziario.

In ultima analisi va puntualizzato che il principio generale sopra esposto e ribadito a più riprese dalla Cassazione vale solamente per imprese committenti in contabilità ordinaria.

Le recenti regole introdotte (dal 2017) per i contribuenti in contabilità semplificata richiedono l'applicazione del criterio di «cassa» (al posto di quello di competenza) in forza del quale i componenti rilevanti concorrono alla formazione del reddito nel momento della loro manifestazione numeraria, oppure in alternativa del c.d. regime del registrato, secondo il quale si presume che la data di registrazione dei documenti coincida con quella in cui è intervenuto il relativo incasso o pagamento.

In questi casi, il committente potrà validamente derogare al principio di competenza.

Questo articolo fa parte del nuovo Modulo24 Accertamento e riscossione del Gruppo 24 Ore. Leggi gli altri articoli degli autori del Comitato scientifico e scopri i dettagli di Modulo24