Controlli e liti

Il 56% delle liti tributarie fino a 5mila euro passano al giudice unico

Antonio Leone, presidente del Cpgt: «Necessaria l’indipendenza dal Mef. Minata l’autonomia del giudice»

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di Ivan Cimmarusti

L’ampliamento della competenza del nuovo giudice monocratico tributario, che ora potrà decidere su cause fino a 5mila euro, passa da una precisa strategia del Governo: tagliare più della metà del contenzioso di primo grado.

Lo ha detto il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che ha partecipato all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, l’organo di autogoverno presieduto da Antonio Leone. Leo ha spiegato che la modifica alla legge di riforma, la 130 del 2022, «non potrà che produrre benefici sul futuro andamento del contenzioso, riducendolo fisiologicamente ai livelli che si riscontrano in altri Paesi europei». Ciò perché ben il 56% delle liti innescate nel primo grado ha un valore fino a un massimo di 5mila euro, ma pesa sull’ammontare complessivo tra lo 0,5-1% del totale. In questo modo, dunque, il collegiale sarà dedicato a liti più complesse, che valgono da 5mila a oltre 1 milione di euro, cioè il 44% del totale delle cause in primo grado. Leo ha, dunque, aggiunto che il completamento della riforma della giustizia tributaria punterà «alla accelerazione dei tempi, l’eliminazione della mediazione e l’implementazione dell’informatizzazione in linea con le best practice ottenute nelle altre giurisdizioni».

La necessità di intervenire sulla legge di riforma, inoltre, è stata segnalata anche dal presidente Leone. Ha detto che è stata «una riforma frettolosa, che sta creando difficoltà applicative, e che invece di risolvere i problemi, pochi, di questa giurisdizione li sta creando». Ha aggiunto un particolare di non poco conto, relativo alla competenza ad amministrare la giurisdizione: «la proposta di riforma della giustizia tributaria che era stata elaborata dal Cpgt, da realizzarsi senza strappi per garantire una progressiva ed adeguata trasmissione del sapere tributario, prevedeva un primo ineludibile punto: l’autonomia dal Mef. Ecco, l’autonomia dal Mef non c’è stata e, anzi, la sua presenza è sempre più in crescita, minando l’indipendenza dei giudici quantomeno sotto il profilo della “apparenza”».

Il presidente dei commercialisti, Elbano de Nuccio, ha voluto ricordare che «la riforma ha finalmente certificato la nascita della magistratura tributaria, il cui elemento qualificante è quello di garantire una più spiccata professionalizzazione e specializzazione dell’organo giudicante». Tuttavia, chiede che siano accelerate le procedure di reclutamento attraverso concorso pubblico. Il presidente della categoria ha infine chiesto l’abrogazione dell’innalzamento a 5mila euro del limite di valore per il giudizio monocratico tributario di primo grado, per tutelare così il valore della collegialità degli organi di giustizia tributaria.

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