Controlli e liti

Il Consiglio Ue boccia ancora nove Paesi «black list»

Dall’ultimo rilievo nessun progresso in trasparenza e collaborazione

di Alessandro Galimberti

Per l’Unione europea nove giurisdizioni meritano di essere considerate ancora «non cooperative a fini fiscali». Lo ha stabilito il Consiglio europeo nell’aggiornamento periodico della (sua) black list internazionale, invitando i paesi ancora inadempienti ad aprire un canale di dialogo per risolvere le questioni ancora aperte.

Nella lista del consiglio Ue figurano Samoa americane, Figi, Guam, Palau, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago, Isole Vergini degli Stati Uniti e Vanuatu. L’elenco contempla solo i Paesi che non hanno partecipato a un dialogo costruttivo con la Ue in materia di governance fiscale o che non hanno rispettato gli «impegni» volti ad attuare le riforme necessarie. Si tratta di interventi di vera e propria compliance tributaria che contempla criteri oggettivi di buona governance fiscale, dalla trasparenza fiscale all’equa imposizione e attuazione delle norme internazionali intese a prevenire l’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili.

La lista Ue delle giurisdizioni non cooperative ai fini fiscali è stata adottata dal Consiglio europeo per la prima volta il 5 dicembre 2017 e rappresenta uno strumento per contrastare la frode e l'evasione fiscale come il mancato pagamento o pagamento parziale delle imposte, l’elusione fiscale e il riciclaggio o l’occultamento dell’origine dei capitali ottenuti illegalmente. Dal 2017, la lista Ue ha subito periodiche revisioni e a partire dal 2020 viene aggiornata due volte l’anno: la prossima sarà a ottobre 2022.

Le recenti modifiche apportate alla lista tengono conto dei rating forniti dal Global Forum Ocse sull’attuazione dello scambio di informazioni su richiesta: ai fini della lista, l’Ue richiede che le giurisdizioni siano almeno «ampiamente conformi» alla norma internazionale sulla trasparenza e lo scambio di informazioni su richiesta.

La cosiddetta « black list europea» non è comunque l’unico strumento normativo rimasto ancora in vigore per fotografare un mondo – quello dell’evasione internazionale – molto modificato negli ultimi anni per sfuggire alle strettoie di una collaborazione tra Paesi sempre più ampia.

In Italia, per esempio, oltre alle black list internazionali (c'è infatti anche il versante Ocse, lista ancora più short) è tutt’oggi in vigore pure l’elenco delle giurisdizioni collaborative (Dm 4 settembre 1996, white list), periodicamente aggiornato ma non a cadenze fisse, a differenza dell'arco semestrale dello strumento Ue. Inoltre da noi resta ancora presente la black-list «persone fisiche» (Dm del 1999 sulla residenza) che inverte l’onere della prova fiscale per chi risiede in giurisdizioni opache, lista in cui figura ancora la Svizzera, nonostante gli sforzi di compliance/riposizionamento di mercato compiuti a partire dal 2014.

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