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Iva, esenzione alle Pmi stabilite in altri Stati Ue e stretta sulle frodi e-commerce

La modifica approvata dal Consiglio Ue alla direttiva 2006/112/Ce punta a combattere l’evasione

(Fotolia)

di Marina Castellaneta

Una riforma che porterà a una riduzione degli oneri amministrativi e dei costi di conformità per le piccole imprese, senza perdere di vista la necessità di eliminare il divario dell’Iva , ossia lo scarto tra l’ammontare del gettito effettivamente riscosso e l’ammontare che teoricamente dovrebbe essere incassato. Il Consiglio Ue, il 18 febbraio, ha approvato il restyling (documento14527/19) della direttiva 2006/112/Ce relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto per il regime fiscale per le piccole imprese e il regolamento Ue 904/2010 sulla cooperazione amministrativa e lo scambio di informazioni allo scopo di verificare la corretta applicazione del regime speciale per le piccole imprese.

I punti chiave della riforma Iva per le Pmi
Tra i punti centrali della riforma, l’applicazione di un’esenzione Iva uguale per le piccole imprese stabilite in altri Stati membri rispetto al quadro attuale che prevede un’esenzione unicamente per i soggetti nazionali. Per il Consiglio, in questo modo, sarà migliorata la modalità applicativa dell’esenzione, con una riduzione dei costi di conformità e l’attuazione effettiva e volontaria della normativa, con una riduzione delle perdite di gettito. Non solo.

Per Bruxelles, infatti, un quadro che semplifica il ruolo delle piccole imprese nella funzione di esattori di Iva porterà anche a una riduzione delle frodi fiscali. Chiarito l’ambito
soggettivo di applicazione della nuova direttiva che sarà destinata alle piccole imprese con un volume di affari annuo al di sotto di una somma decisa dallo Stato membro interessato e che, in ogni caso, non potrà superare 85mila euro. In alcuni casi, precisati nella direttiva, il regime semplificato potrà riguardare anche le imprese che hanno un volume di affari annuo totale in tutto lo spazio Ue superiore ai 100mila euro (https://www.consilium.europa.eu).

Frodi fiscali e commercio elettronico
Il Consiglio Ue ha approvato nuove norme per individuare in modo più rapido le frodi fiscali nelle operazioni transfrontaliere di commercio elettronico, tenendo conto che è necessario arginare le frodi transfrontaliere connesse all’Iva, che ammontano a 50 miliardi di euro
l’anno. Il 18 febbraio, i ministri dei Paesi membri hanno approvato la proposta della Commissione Ue sul testo della direttiva per l’introduzione di taluni requisiti per i prestatori di servizi di pagamento e il regolamento per le misure di rafforzamento della cooperazione amministrativa per lottare contro la frode in materia di Iva.

Interessate alle nuove misure anche le banche che, come prestatori dei servizi di pagamento, dovranno utilizzare i nuovi sistemi per la raccolta armonizzata della documentazione
fornita. Tra le novità, un nuovo sistema elettronico centrale per l’archiviazione delle informazioni sui pagamenti e per il trattamento delle informazioni da parte dei funzionari nazionali antifrode. Per il Consiglio Ue i testi rafforzano il quadro normativo sulll’Iva per il
commercio elettronico che entrerà in vigore a gennaio 2021. (https://www.consilium.ec.europa.eu).