Professione

Equo compenso, il Ddl torna alla Camera

La commissione Giustizia del Senato ha approvato il Ddl correggendo un errore

di Federica Micardi

La commissione Giustizia del Senato ha approvato martedì 14 marzo il Ddl sull’equo compenso per le prestazioni dei liberi professionisti.

Il disegno di legge, in cui sono confluite iniziative normative di FdI e della Lega, dispone che imprese bancarie e assicurative, pubblica amministrazione (con alcune eccezioni) e aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato superiore a 10 milioni di euro debbano corrispondere un compenso “equo”.

Martedì 14 marzo è stato approvato un solo emendamento - su un totale di 33 - presentato dal M5S, che corregge l’errore presente nel testo originario, all’articolo 7, nel punto in cui si fa riferimento all’articolo 702bis del Codice di procedura civile, abrogato dalla riforma Cartabia (entrata in vigore il 28 febbraio) che disciplinava il rito semplificato e ora sostituito dagli articoli 281-decies e seguenti.

Le richieste pervenute da più parti di modificare il testo sono quindi rimaste inascoltate.

«Il testo approvato - afferma il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto non è un testo compiuto, è un testo work in progress che serve per affermare il principio. Gli interventi migliorativi si vedranno con il tempo anche in base alle risorse a disposizione».

Eppure la necessità di rimettere le mani al testo è presente e condivisa, infatti il Governo ha dato parere favorevole a quattro ordini del giorno: due relativi all’ampliamento della platea, uno sull’eliminazione delle sanzioni disciplinari da parte di Ordini e collegi e uno sull’aumento dei membri dell’Osservatorio sull’equo compenso.

In una nota la senatrice Ada Lopreiato, capogruppo M5S in commissione Giustizia, definisce “assurda” la scelta della destra di bocciare altri due emendamenti M5S, uno che puntava a colmare delle lacune del sistema transitorio e l’altro che sopprimeva le sanzioni per quei professionisti che pattuiscono un compenso inferiore ai parametri. Sulla necessità di correggere la parte relativa al sistema sanzionatorio si sono levate molte voci perché, spiega Lopreiato si crea una disparità di trattamento tra chi è iscritto a un ordine e chi no e si disincentivano i professionisti a citare in giudizio il committente inadempiente.

Secondo il viceministro Sisto modificare il testo attuale, raggiunto grazie al lavoro di mesi, apriva alla possibilità di vedersi bloccare la norma dalla Ragioneria, un rischio che il Governo non ha voluto correre.

Ora il testo passa all’aula del Senato e poi farà ritorno alla Camera che potrà esprimersi sull’unica modifica che è stata fatta.

La proposta di passare alla sede deliberante, avanzata prima dal M5S e poi dallo stesso Sisto per accelerare l’approvazione del Ddl non è stata accolta per il parere contrario del Pd.

Sui tempi per l’approvazione definitiva il viceministro non si sbilancia, l’auspicio è di concludere l’iter entro un mese.

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