Controlli e liti

Il modello portoghese velocizza i contenzosi tributari

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di Francesco Capitta e Bruno Gangemi

Uno dei temi che il prossimo governo è chiamato ad affrontare è quello della riforma della giustizia tributaria perché un fisco equo richiede anche, e soprattutto, una giustizia tributaria equa ed efficiente. Con l’attuale sistema, alla data del 31.12.2016 risultavano 469 mila contenziosi pendenti presso le commissioni tributarie provinciali e regionali, senza considerare i contenziosi tributari presso la Corte di Cassazione. Uno dei dati più negativi riguarda la durata dei procedimenti, con un’anzianità media di 2,5 anni per ciascun grado. Tra le soluzioni in discussione da tempo c’è quella di devolvere la materia tributaria a sezioni specializzate dei tribunali ordinari. Tale misura, però, rischia di non risolvere il tema della durata dei procedimenti e di ingolfare ulteriormente i tribunali.
In tale contesto, uno strumento non ancora adeguatamente valutato e approfondito è quello dell’arbitrato fiscale quale metodo alternativo di risoluzione delle controversie tributarie. In sostanza, il contribuente, invece di prendere la tradizionale via del ricorso tributario, potrebbe scegliere di far trattare la causa ad un collegio arbitrale.

L’esperienza dell’arbitrato fiscale in Portogallo
L’arbitrato fiscale è stato introdotto in Portogallo nel 2011 e rimane ad oggi l’unico caso in Europa.
Per le contestazioni tributarie fino a 10 milioni di euro, i contribuenti portoghesi possono esercitare l’opzione per l’arbitrato fiscale e l’amministrazione finanziaria non si può opporre. Gli arbitri, da uno a tre, sono scelti da apposito albo dalle parti o da un’istituzione a ciò preposta (“Centro de Arbitragem Administrativa”). Possono iscriversi all’albo i professionisti con almeno 10 anni di esperienza in ambito tributario. Le decisioni arbitrali non sono appellabili salvo casi tassativi ed è ammessa la presentazione di questioni da sottoporre alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
I risultati sono stati più che positivi: i tempi medi di durata sono di circa 4 mesi rispetto ai 3-5 anni del giudizio ordinario. Inoltre, il livello di specializzazione nella materia tributaria degli arbitri ha garantito il conseguimento di un alto livello di qualità delle decisioni arbitrali.

Pro e contro dell’arbitrato fiscale
L’introduzione dell’arbitrato fiscale costituirebbe senza dubbio una rivoluzione della giustizia tributaria. Ad un procedimento di natura pubblicistica (con tratti di somiglianza con la giustizia amministrativa) si affiancherebbe un procedimento di natura privatistica, in cui decisioni relative alle entrate dello Stato verrebbero prese da arbitri provenienti dalla società civile.
Il principale pregio è quello della celerità del procedimento. Inoltre, si garantirebbe il trattamento di questioni delicate da parte di arbitri dotati delle adeguate competenze ed esperienza. Basti pensare che oggi gli stessi (pochi) giudici tributari sono oggi chiamati ad occuparsi di casi dal valore di poche centinaia di euro nonché di cause plurimilionarie; ciò, evidentemente, a scapito della qualità delle decisioni.
La facoltà di scelta tra giudizio ordinario e arbitrato fiscale consentirebbe al contribuente di scegliere la via ritenuta più idonea alle proprie aspettative.
Tra gli aspetti negativi, la non appellabilità, ove prevista, potrebbe essere un deterrente all’utilizzo dell’arbitrato fiscale.

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