Il CommentoControlli e liti

Il terno al lotto della giustizia tributaria

(Agf)

di Giuseppe Morina e Tonino Morina

Si parla spesso di Italia a due velocità. Anche nella giustizia tributaria si assiste a un Nord più veloce e a un Sud in grave e colpevole ritardo. Ne sono un esempio due casi capitati a Milano e a Messina. Nel primo caso, a Milano, dopo il ricorso presentato, in tre mesi è stata fissata l’udienza ed è stata emessa la sentenza, mentre nel secondo caso, a Messina, dopo la sentenza di primo grado, l’udienza per il secondo grado è stata fissata dopo otto anni e si è ancora in attesa della sentenza.

Ecco i fatti. Un contribuente riceve una richiesta di pagamento nel mese di giugno 2019, per la quale presenta il reclamo mediazione all’ufficio, in quanto la lite è di ammontare non superiore a 50mila euro, chiedendo l’annullamento della cartella. Dopo la risposta negativa dell’ufficio, che insiste nella sua pretesa, il contribuente, l’11 ottobre 2019, presenta il ricorso alla Ctp di Milano che, a distanza di un mese, fissa l’udienza per il 20 gennaio 2020. Dopo quattro giorni, arriva la sentenza dei giudici tributari milanesi che hanno accolto il ricorso del contribuente annullando la cartella, riconoscendo dovuta solo una sanzione di cento euro.

I tempi delle sentenze si allungano in Sicilia, visto che un contribuente della provincia di Messina ha ancora pendente un contenzioso relativo al 2007. In primo grado, con sentenza depositata il 26 settembre 2011, i giudici di primo grado hanno accolto il ricorso del contribuente. Contro la sentenza, l’ufficio, il 20 marzo 2012, presenta l’appello; il contribuente, successivamente, presenta le controdeduzioni. L’udienza per la discussione in secondo grado è stata fissata per il 29 gennaio 2020, cioè dopo più di otto anni dalla sentenza di primo grado. Ora, si è in attesa della sentenza, con una certezza: anche se i giudici di secondo grado dovessero confermare la sentenza di primo grado, l’ufficio presenterà il ricorso in Cassazione, a conferma che il contenzioso è diventato il gioco dell’oca.

Oltre alla differenza tra il Nord e il Sud, con i contribuenti del Sud fortemente penalizzati e un contenzioso che non finisce mai, negli ultimi anni si assiste sempre più frequentemente a sentenze a sorpresa dei giudici tributari. Una volta si vince, un’altra si perde. Anche se si tratta di casi perfettamente uguali. È questo il bello e il brutto del contenzioso. Il guaio è che in alcuni casi il contenzioso è veramente un terno al lotto, anche quando la materia è pacifica. Ma la cosa più grave è quella capitata a due sorelle che hanno presentato ricorso alla Ctp di Agrigento.

I due ricorsi, aventi per oggetto la stessa materia, sono stati discussi lo stesso giorno, dalla stessa sezione. La stranezza sta nel fatto che a una sorella il ricorso è stato accolto mentre all’altra è stato respinto. Per il difensore del contribuente è difficile spiegare come possano esistere sentenze opposte.

La verità è che la certezza del diritto non esiste più. E ad alimentare le incertezze ci si mette pure la Cassazione, che sempre più spesso tradisce la sua funzione nomofilattica, cioè il compito di garantire «l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, l’unità del diritto oggettivo nazionale». Si assiste così, con sempre maggiore frequenza, a pronunce dei supremi giudici tra di loro contrastanti. A subirne le conseguenze sono i cittadini. Il fatto curioso è che da più anni si parla spesso di riforma della giustizia tributaria, ma non si riesce a fare nulla in questo senso.