Imposte

Il vantaggio fiscale non basta per l’elusione

È necessario il conseguimento di un vantaggio indebito che viola le norme tributarie

di Dario Deotto e Luigi Lovecchio

La scelta di un’operazione fiscalmente più vantaggiosa non è sufficiente a integrare una condotta elusiva, laddove sia lo stesso ordinamento a prevedere tale facoltà. L’opzione del contribuente verso l’operazione negoziale fiscalmente meno gravosa non basta a realizzare una fattispecie elusiva, essendo necessario il conseguimento di un indebito vantaggio fiscale, contrario allo scopo delle norme tributarie.

Risultano questi alcuni punti di rilievo, che emergono dalla sentenza n. 1166/2023 della Corte di cassazione depositata il 16 gennaio.

La pronuncia riguardava una serie di operazioni societarie, che portavano alla deduzione di una consistente minusvalenza.

La Corte, pur rigettando il ricorso di parte privata, conduce una dettagliata disamina sull’abuso del diritto (e sul precedente articolo 37-bis del Dpr 600/1973) e sugli approdi giurisprudenziali della stessa Corte.

I punti di rilievo sono, appunto, il fatto che viene riconosciuto che «non è il vantaggio fiscale che fa l’elusione» ma occorre che si sia in presenza di un vantaggio fiscale indebito. Viene fatto anche riferimento alla mancanza di ragioni economiche, ma qui ci permettiamo di rilevare che se il vantaggio fiscale risulta previsto dal sistema non è necessaria la giustificazione economica in quanto il contribuente può mettersi nelle condizioni di legge per il solo fine di conseguire quel vantaggio (in questo senso le varie prese di posizione della prassi, ad esempio, per fruire dell'assegnazione agevolata, tema di recente interesse).

La pronuncia poi si incentra sulla prova dell’abuso del diritto, rimarcando la specifica previsione dell’articolo 10-bis della legge 212/2000. Qui però va osservato che, giocoforza, le norme sulla prova dell’abuso del diritto dovranno ritenersi assorbite da quelle del nuovo comma 5-bis dell’articolo 7 del Dlgs 546/1992. Che giustamente si affrancano dai “fatti”, posto che tante vicende tributarie non sono legate a dei fatti, ma – come l’abuso – ad una valutazione degli stessi.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©