Imposte

Impresa 4.0, in bilico proroga e potenziamento dei bonus

La bozza oggetto dell’esame della Ragioneria prevede il passaggio dell’ex superammortamento dal 6 al 10%

di Carmine Fotina

Era ancora in bilico fino alla serata di martedì 12 maggio la misura forse di maggiore impatto sugli investimenti delle imprese in vista della ripresa. Per il prolungamento fino al 2022 e il rafforzamento parziale del piano Impresa 4.0 pesano le valutazioni della Ragioneria dello Stato e, se sarà stralciato dal decreto, il pacchetto potrebbe essere recuperato più avanti dopo l’eventuale autorizzazione di uno scostamento del deficit per il 2021.

La proposta del ministero dello Sviluppo include la proroga del Piano con l’obiettivo di agevolare gli investimenti effettuati entro il 2022 mentre oggi sono coperti solo quelli del 2020, con coda per le consegne fino a metà 2021 nel caso di un acconto pari ad almeno il 20%. Verrebbe prolungato il credito di imposta che ha sostituito il superammortamento e l’iperammortamento, ma anche quello destinato alla ricerca/sviluppo/innovazione ed il bonus per la formazione 4.0. Si intenderebbe poi alzare dal 6 al 10% il credito di imposta per i beni strumentali tradizionali (ex superammortamento) con un ulteriore incremento al 15% se le spese vengono effettuate per dispositivi funzionali al lavoro agile. Il credito di imposta per attività di ricerca fondamentale, industriale e sviluppo sperimentale passerebbe dal 12 al 20% con tetto di spesa ammissibile portato da 3 a 5 milioni. Altre ipotesi per sostenere gli investimenti privati sarebbero state comunque valutate negli ultimi giorni dal ministero dell’Economia, comprese una sospensione degli ammortamenti per un periodo limitato e la possibilità di cedere in banca i crediti di imposta per i quali la fruizione scatterebbe solo nel 2021.

Ieri sera risultava ancora incerto anche il destino del pacchetto per le startup e le Pmi innovative, oggetto di alcune osservazioni critiche del dipartimento Finanze del ministero dell’Economia. Tra le misure, ci sarebbe la possibilità per le nuove imprese innovative di restare nella sezione speciale del registro delle imprese, che dà diritto a incentivi e semplificazioni, non più 5 ma 6 anni dalla data di costituzione. Tra gli interventi proposti dal ministero dello Sviluppo figura anche l’assegnazione di 150 milioni al Fondo di sostegno al venture capital per investimenti nel capitale delle startup e per la sottoscrizione tra l’altro di obbligazioni convertibili o altri strumenti di debito rimborsabili. In discussione ancora ieri sera anche lo stanziamento di 80 milioni per i finanziamenti agevolati “Smart & Start” gestiti da Invitalia e di 20 milioni per contributi a fondo perduto finalizzati all’acquisizione di servizi da parte di incubatori, acceleratori, innovation hub, business angels. Si lavora poi a un fondo per la trasformazione tecnologica sotto la regia dell’Agenzia Enea, con la creazione di una Fondazione di diritto privato.

Nell’ultima bozza c’è spazio anche per una proposta del ministero dell’Innovazione - anche questa non ancora blindata fino a ieri - finalizzata allo stanziamento di 50 milioni per il supporto ai principali programmi di digitalizzazione pubblica a partire dalla diffusione dell’«identità digitale».

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