Imposte

Imu, esenzione a scelta per le case di famiglia in due Comuni

Tra i correttivi al Dl Fisco lavoro anche una ridefinizione dei criteri applicabili alle «doppie» abitazioni principali

di Gianni Trovati

I coniugi che hanno due case in due Comuni diversi potranno scegliere su quale applicare l’esenzione Imu per l’abitazione principale. Con un emendamento al decreto fiscale governo e parlamento provano a risolvere il caos che negli anni si è creato sulla doppia abitazione di marito e moglie.

La storia è lunga, e viaggia da anni alla ricerca di un equilibrio difficile fra tutele fiscali da garantire ed elusioni da combattere. La vicenda inizia quando si è deciso di riconoscere la possibilità di esentare come abitazione principale anche la casa che uno dei due coniugi può possedere in un Comune diverso da quello di residenza della famiglia per ragioni di lavoro. La mossa ha moltiplicato i casi di famiglie in cui uno dei due componenti lavora in località di mare o di montagna, almeno secondo quanto dichiarato al Fisco. Per frenare questo fenomeno di lavoratori teorici nella propria seconda casa, si è deciso di limitare l’opzione alle doppie abitazioni nello stesso Comune. Creando un cortocircuito logico, perché nessuno cambia via per ragioni di lavoro, e giurisprudenziale. Perché la Cassazione (sentenze 4166 e 4170 del 2020) è arrivata a negare l’esenzione a entrambi gli immobili se sono in Comuni diversi. Ora l’esenzione torna, ma solo per una delle due case, a scelta della famiglia.

Un altro emendamento prova poi a risolvere un altro caos tributario locale. Riguarda il canone unico per il suolo pubblico, e lo cancella per le società di vendita di elettricità e gas non titolari di concessioni, applicandolo nella misura minima (800 euro all’anno) per le attività strumentali.

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