Controlli e liti

In Senato parte la riforma della giustizia tributaria

di Federica Micardi

Parlamento a lavoro sulla riforma della giustizia tributaria. La discussione comincia oggi alle 14 presso le commissioni Finanze e Giustizia del Senato, in sede redigente, in seduta congiunta.

Il confronto parte su quattro disegni di legge s (243 del senatore Vitali di Forza Italia, 714 primo firmatario il senatore Caliendo di Forza Italia, 759 del senatore Nannicini del Pd e 1243 primo firmatario il senatore Romeo della Lega). Il presidente della commissione Giustizia Andrea Ostellari (Lega) non esclude che potrebbero aggiungersi altri Ddl strada facendo. La seduta odierna sarà probabilmente di rinvio per dare tempo ai due relatori designati - Giuseppe Luigi Salvatore Cucca di Italia Viva per la Giustizia e Luciano D’Alfonso del Pd per la Finanze - di approfondire i testi.

Secondo il presidente Ostellari è necessario sancire la terzietà della magistratura tributaria, che deve svincolarsi dal controllo del ministero dell’Economia, che guidando l’agenzia delle Entrate si trova tecnicamente in una posizione di conflitto d’interesse.

La proposta condivisa dai quattro disegni di legge all’attenzione delle Commissioni è di trasferire l’organizzazione, la vigilanza e il controllo alla presidenza del Consiglio. Un’altro elemento importante secondo Ostellari è introdurre nel processo tributario la possibilità della prova testimoniale oggi preclusa.

Sui tempi il presidente della commissione Finanze Alberto Bagnai (Lega) mette le mani avanti: «Per fare una riforma compiuta - afferma - un po’ di tempo ci vorrà. Inoltre l’attività congiunta di due commissioni rallenta un po’ i lavori». Va anche aggiunto che a giugno scadono i due anni e le Commissioni potrebbero cambiare rispetto all’attuale composizione.

Nonostante gli ostacoli lungo il percorso Bagnai non esclude di riuscire nell’impresa e sottolinea che sarebbe un segnale di maturità politica importante fare una riforma non per decreto. Anche per Bagnai un elemento fondamentale della riforma è l’indipendenza della magistratura tributaria perché il legame con il ministero dell’Economia crea lesioni oggettive della terzietà.

Il giudice tributario del futuro svolgerà probabilmente l’attività a tempo pieno ed esclusivo, a differenza di quanto accade oggi; ed una questione non di poco conto riguarda il trattamento da riservare ai giudici tributari attualmente in attività; «una discontinuità rispetto al passato - mette in guardia Bagnai - rischia di far disperdere il bagaglio di esperienza maturato in questi anni».

Suggerimenti di riforma potrebbero arrivare alle commissioni parlamentari dalla commissione tecnica istituita da 12 associazioni attive nella giustizia tributaria (tra cui l’Aassociazione magistrati tributari e il consiglio nazionale di commercialisti ed avvocati), per elaborare una riforma del settore, che si riunirà domani per la prima volta.

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