Professione

Incentivi al turismo, la revisione guarda al modello spagnolo

Il Pnrr offre la possibilità di riavvire la macchina della riclassificazione

di Marco Mobili

Con il decreto sul Piano nazionale di ripresa e resilienza il ministero del Turismo rimette in moto la macchina per la riclassificazione delle strutture ricettive del Belpaese. O almeno ci prova. Al termine del percorso di riqualificazione delle strutture ricettive, nessuna esclusa come prevede l’articolo 1 del decreto all’esame della Camera, sarà un decreto del ministero del Turismo da emanare entro il 31 marzo 2025 per fissare le regole sulla riclassificazione delle strutture ricettive. Decreto che sarà sottoposto al parere della Conferenza delle regioni prima di diventare pienamente operativo.

Il Pnrr è dunque l’occasione per rimettere in moto la macchina della riclassificazione che, ovviamente, non riguarderà soltanto chi utilizzerà i bonus e le risorse della Bei o del fondo rotativo previste dal decreto ma si estenderà a tutte le attività presenti sul mercato. Un processo di assegnazione delle “stelle” agli alberghi, compresi i condhotel, e ad altre strutture che affonda le sue radici in un vecchio decreto mai attuato e che allo stato attuale ha lasciato la materia della certificazione della capacità ricettiva e della loro fruizione alle leggi regionali. Con un decreto della Presidenza del consiglio del 13 settembre 2002, infatti, fu chiarito che i princìpi per l’armonizzazione, la valorizzazione e lo sviluppo del sistema turistico fossero definiti d’intesa fra le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, al fine di assicurare l’unitarietà del comparto turistico e la tutela dei consumatori, delle imprese e delle professioni turistiche, nonché degli operatori e dei lavoratori del settore.

Obiettivi ambiziosi che ora il ministero vuole rilanciare con un duplice obiettivo: presentarsi a Bruxelles con un’offerta turistica cresciuta di livello sia in termini di servizi che di strutture; recuperare le distanze che oggi ci separano dai Paesi concorrenti dove al primo posto c’è la Spagna seguita da Croazia e Grecia.

Quella del Pnrr per il ministero è un’occasione troppo allettante, dunque, per ridefinire il quadro complessivo. E sul tavolo non ci sono soltanto il bonus alberghi dell’80% accompagnato dal nuovo aiuto a fondo perduto. Questi aiuti si rivolgono a una platea di circa 3.500 piccole imprese che, come è evidenziato nella stessa relazione tecnica al decreto, avevano beneficiato del vecchio bonus turismo per interventi di riqualificazione non superiori ai 60mila euro.

La cassetta degli attrezzi è stata per questo potenziato e mette a disposizione delle strutture più grandi strumenti come il fondo rotativo o u finanziamenti della Bei.

Con i 2,5 miliardi del Pnrr messi “a terra” con il decreto legge in discussione alla Camera, l’effetto leva sugli investimenti è di almeno 9 miliardi di euro pari a una crescita di mezzo punto di Pil. E dal calcolo, spiegano i tecnici del Turismo, sono state tenute fuori le finanziarie regionali pronte a sostenere finanziamenti per centinaia di milioni di euro e il credito sportivo in grado di assicurare interventi di riqualificazione di impianti e aree in grado di garantire un’ampia redistribuzione delle risorse su tutto il territorio.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©