Adempimenti

Bonus 600 euro ai professionisti, domande da riesaminare

Il Dl 23 ha modificato i requisiti per accedere al bonus

di Federica Micardi

I 600 euro per i professionisti si sono, per ora, arenati perché i criteri per assegnare l’aiuto sono cambiati. Sul filo di lana sono stati quindi sospesi una serie di versamenti che erano già pronti per partire. Ad essere esclusi sono coloro che svolgo anche un’attività come dipendenti

Il decreto 23 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’8 aprile, all’articolo 34, richiede che i beneficiari siano «iscritti in via esclusiva» alla Cassa. Un chiarimento che mancava nel decreto ministeriale del 28 marzo (pubblicato il 1° aprile sul sito del ministero del Lavoro), che ha posto le regole per erogare anche ai professionisti iscritti agli Ordini il bonus.

In base a questo decreto Cassa forense ha bloccato 70mila bonifici in partenza, stessa decisione è stata presa da Enpam (medici) e Cnpadc (commercialisti) che avevano entrambe già predisposti più di 25mila pagamenti. Chi non è riuscita a bloccare gli accrediti in tempo è l’Inpgi2 (giornalisti) per cui qualche bonifico è partito. Ora anche Inpgi2 si è fermata, in linea con le altre Casse, «anche se – fa sapere la presidente Marina Macelloni – i lavoratori dipendenti erano già stati esclusi».

In una settimana le Casse hanno ricevuto più di 420mila domande, ora dovranno chiedere agli iscritti di integrarle così da depennare chi ha anche una posizione Inps, a prescindere da quanto guadagna. Un lavoro che richiederà almeno una settimana di tempo.

Tutto fermo, quindi, in attesa che le informazioni aggiuntive non saranno raccolte. «Siamo costretti a metterci in una modalità autotutelante - spiega il presidente Adepp, l’associazione che rappresenta le Casse dei professionisti, Alberto Oliveti - per evitare di ritrovarci, magari tra due anni, a dover giustificare il nostro operato alla Corte dei conti o alla magistratura» per danno erariale.

Ieri sera i presidenti si sono riuniti, a distanza , per confrontarsi su una lettera da inviare oggi ai ministri Nunzia Catalfo (Lavoro) e Roberto Gualtieri (Economia). Una lettera che inizialmente era stata predisposta immaginando una situazione diversa, con le erogazioni già avviate. Lo scenario però è cambiato. Nella lettera le Casse, di comune accordo, propongono un criterio di ripartizione dei 200mila euro stanziati per i professionisti. Cifra sufficiente a coprire 333.333 domande. Bisognerà prima verificare quale riduzione comporterà l’esclusione di chi ha una doppia attività autonoma e dipendente. Per Cassa forense, dice il presidente Nunzio Luciano, che al momento ha ricevuto 130mila domande, la riduzione della platea dovrebbe essere tra il 7% e l’8%.

Tornando alla lettera le Casse chiedono maggiori dettagli in merito alla restituzione di quanto anticipato entro i limiti del plafond (il decreto ministeriale 28 marzo, all’articolo 5, parla di un rimborso mensile da parte del ministero del Lavoro); chiedono poi un aiuto per gli enti che si trovano in crisi di liquidità, problema che potrebbe verificarsi per le Casse di piccole dimensioni. C’è poi il tema dei bonus erogati extra plafond, dal ministero le Casse hanno ricevuto assicurazioni verbali che il Fondo per il reddito di ultima istanza istituito con il decreto Cura Italia (Dl 18/2020, articolo 44) sarà rifinanziato, ma loro vorrebbero un impegno scritto con tempi certi.

L’articolo 34 del Dl 23, pur nella sua brevità, apre un secondo fronte di incertezza che riguarda i pensionati attivi perché esclude dal beneficio «i professionisti con trattamento pensionistico», quindi significa sia pensioni dirette (anzianità e vecchiaia) sia pensioni indirette (reversibilità, ai superstiti, di invalidità). Però il maxiemendamento al Dl 18/2020 approvato ieri con la fiducia, interviene sull’articolo 44 specificando che il bonus può essere richiesto dai non titolari di pensione di vecchiaia o anzianità. Le Casse al momento hanno escluso qualsiasi tipo di pensione, c’è quindi il rischio che debbano fare una ulteriore correzione.

«La confusione che ha accompagnato questa vicenda – commenta il presidente della Cassa dei commercialisti Walter Anedda - è l’evidenza del fatto che le Casse sono state totalmente escluse dalla definizione dei contenuti dei testi normativi, ancorché da subito avessimo dato la nostra massima disponibilità per una corretta definizione delle platee di riferimento». Di approssimazione e inadeguatezza parla il presidente degli agrotecnici Roberto Orlandi. Di «letali trappole di inefficienza» il vicepresidente della Cassa degli psicologi (Enpap) Federico Zanon in un intervento pubblicato su Facebook .

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