INTERVISTA/ Giuseppe Zafarana, comandante generale GdF: «Tra lavoro nero e false pensioni 55mila non in regola»
Al vertice della Guardia di Finanza dal 25 maggio scorso, classe 1963, Giuseppe Zafarana è il più giovane comandante generale nella storia delle Fiamme Gialle, che oggi a Roma festeggiano il 245° anniversario della loro fondazione.
Tifa il “Diavolo” (rossonero) come grande passione sportiva, ma è pronto a combatterlo se si presenta sotto forma di frode o danno alla spesa pubblica. Di strada al Comando generale Zafarana ne ha già fatta tanta, le ultime miglia come capo di stato maggiore (2016-2018) e prima ancora (2009-20013) capo reparto personale. È dunque alla guida di una macchina conosciuta e rodata, che da gennaio 2018 al 31 maggio scorso ha concluso oltre un milione e mezzo di interventi e quasi 100mila indagini per la magistratura ordinaria e contabile.
Con particolare attenzione all’economia sommersa dove sono stati intercettati poco più di 13mila evasori totali in grado di non pagare al Fisco 3,4 miliardi di Iva. Ma il 2019 è l’anno del contrasto al lavoro nero: negli ultimi 17 mesi su 8mila datori di lavoro controllati sono emersi 42.048 occupati non in regola, in pratica più di cinque dipendenti ad azienda sottoposta a verifica. Se poi al sommerso si sommano i 13.570 cittadini denunciati per frodi nella spesa previdenziale, assistenziale e sanitaria, il totale delle posizioni irregolari a danno delle casse dello Stato supera i 55mila soggetti.
Le priorità del neo comandante generale sono la lotta all’evasione fiscale, il contrasto alla criminalità economica anche organizzata e la tutela della spesa pubblica: «Va da sé che con l’introduzione del reddito di cittadinanza e di Quota 100 quest’ultimo impegno è destinato a intensificarsi». E aggiunge: «Lo dobbiamo ai tanti cittadini che, in possesso dei requisiti previsti, confidano in questa misura di sostegno; e ai contribuenti onesti e rispettosi delle regole, i quali pretendono giustamente che le risorse disponibili siano impiegate per alleggerire il disagio delle famiglie realmente bisognose».
Sul reddito di cittadinanza quali sono gli obiettivi assegnati alla Finanza?
I controlli sulla regolarità degli appalti e, in generale, sui processi di gestione della spesa pubblica, la lotta alla corruzione, l’accertamento delle responsabilità amministrative per danni erariali in collaborazione con la Corte dei conti, così come l’indebita percezione delle «prestazioni sociali agevolate», sono oggetto di specifici piani operativi che impegnano, ormai da anni, i nostri reparti. Per fare ciò abbiamo già avviato mirate analisi di rischio a livello centrale per intercettare ogni possibile abuso, di natura anagrafica o patrimoniale, nella domanda di accesso al beneficio. Non vale la pena rischiare perché oltre alla decadenza dall’agevolazione sono previste sanzioni severissime, fino a sei anni di reclusione. E noi siamo in grado di individuare gli abusi.
Tutela della spesa pubblica, riciclaggio, contraffazione, immigrazione. Con tanti fronti aperti non si rischia di lasciar spazio agli evasori?
La lotta all’evasione fiscale occupa un ruolo centrale nella strategia operativa del Corpo. Il nostro compito è colpire i fenomeni di illegalità più gravi, pericolosi e diffusi – economia sommersa, evasione fiscale internazionale, frodi all’Iva, indebite compensazioni, eccetera – e per fare ciò affiniamo costantemente l’analisi di rischio con l’uso di applicativi e banche dati sempre più interoperabili tra loro. L’obiettivo è intervenire in modo mirato sui grandi evasori valorizzando la nostra proiezione investigativa su tutti gli illeciti economico-finanziari, i quali, in genere, sono intimamente connessi all’evasione fiscale. Facciamo un esempio: chi produce e vende capi contraffatti lo fa quasi sempre impiegando manodopera irregolare e omettendo di dichiarare i relativi proventi al fisco. Proventi che spesso vengono riciclati in attività economiche, finanziarie e speculative, inquinando l’economia legale.
L’evasione fiscale è sempre più al centro del dibattito politico: dovrebbe garantire le coperture alle misure allo studio del Governo per ridurre le tasse e garantire i salari. È una strada davvero percorribile?
Il continuo miglioramento della qualità della nostra azione ha consentito di conseguire risultati crescenti. Basti considerare che nel 2018 i soggetti arrestati per reati tributari dai nostri reparti sono stati quasi l’80% in più rispetto al 2017 e sono significativamente aumentati anche i sequestri patrimoniali, sia in termini di valori sequestrati (+30%), sia in termini di proposte, pari a 9 miliardi di euro, sottoposte al vaglio dell’Autorità Giudiziaria più che raddoppiate. Queste percentuali dimostrano che la strategia operativa del Corpo negli ultimi anni, orientata ad aggredire sul piano patrimoniale i grandi evasori che si arricchiscono alle spalle della collettività, attraverso analisi di rischio mirate, è quella giusta. Un impegno che rappresenta anche un importante elemento di garanzia per le tantissime imprese del nostro Paese che operano nel rispetto delle regole, versano le giuste imposte allo Stato, producono sana occupazione e distribuiscono, quindi, ricchezza, con conseguente sostegno dei consumi.
Compliance è la parola d’ordine negli ultimi cinque anni per l’attività di controllo. Non c’è il rischio di non intercettare gli evasori totali?
Siamo fermamente convinti che i controlli debbano generare sempre una percezione di correttezza, credibilità e proporzionalità dell’azione dell’Amministrazione Finanziaria. Gli aspetti essenziali e più caratterizzanti della strategia di contrasto all’evasione devono essere di immediata e semplice comprensione da parte dei cittadini, per aumentare la deterrenza e stimolare l’adeguamento spontaneo. Sul punto le nostre disposizioni sono chiarissime: chi avvia un percorso di collaborazione con il fisco, improntato a trasparenza e buona fede, deve essere tenuto al riparo da verifiche e controlli, mentre l’economia sommersa, la grande evasione e le frodi fiscali vanno perseguite con la massima tenacia e determinazione. D’altra parte, la lotta a questi fenomeni rappresenta la cifra della missione istituzionale del Corpo, il terreno dove meglio si esprime la sua vocazione di forza di polizia economico-finanziaria, anche grazie alla possibilità di mettere in campo tutti gli strumenti di contrasto previsti dall’ordinamento giuridico.
Ci sono nuove modalità o nuovi meccanismi, magari più sofisticati, per sfuggire al Fisco?
È presto per fare bilanci ma è indubbio che la fatturazione elettronica rafforza molto l’azione dell’Amministrazione finanziaria, sia in una prospettiva antifrode, sia di induzione all’adempimento spontaneo. I dati dei primi sei mesi di gettito sono incoraggianti. Il vantaggio principale risiede nella possibilità di intervenire tempestivamente sui circuiti fraudolenti alimentati da società “cartiere” o “filtro” che dolosamente violano gli obblighi di dichiarazione e/o versamento o che emettono false dichiarazioni d’intento. Con questo nuovo strumento, di conseguenza, è possibile intervenire in modo ancora più selettivo nei confronti dei soggetti connotati da più elevati indici di pericolosità fiscale.
Sul fronte della tutela della spesa pubblica ci sono anche gli investimenti pubblici. Come si è chiuso il 2018 e quali sono i risultati di questi primi 5 mesi del 2019?
Nel 2018 e nei primi mesi del 2019 abbiamo profuso tutti i possibili sforzi per contrastare le condotte che alterano, a qualsiasi titolo, la corretta gestione delle risorse pubbliche, ivi comprese le condotte illecite che incidono sul regolare andamento delle procedure di affidamento ed esecuzione di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture. Lo testimoniano gli oltre 1,7 miliardi di euro di frodi scoperte a danno del bilancio nazionale e comunitario, gli oltre 1,8 miliardi di appalti assegnati irregolarmente e i quasi sei miliardi di euro di danni erariali segnalati alle Procure regionali contabili. Siamo pienamente consapevoli che uno Stato che gestisce oculatamente le risorse ottenute dalla tassazione induce i propri contribuenti a rapporti meno conflittuali e più virtuosi. Viceversa, la percezione di una pubblica amministrazione inefficiente e non all’altezza dei compiti che le sono affidati può concorrere alla formazione di pregiudizi che determinano atteggiamenti poco collaborativi. La lotta all’evasione fiscale rischia, quindi, di essere priva di concreti effetti, se non è accompagnata da un serio controllo volto a prevenire e contrastare frodi, distrazioni e illeciti impieghi dei flussi di spesa dello Stato, delle regioni, degli enti locali e di tutte le strutture pubbliche o a partecipazione pubblica.
I reati di riciclaggio e autoriciclaggio appaiono in aumento. Quali sono le principali ragioni?
Confermo che i dati riferiti al biennio 2017 – 2018 segnalano un aumento dei soggetti denunciati e tratti in arresto per ipotesi sia di riciclaggio, sia di autoriciclaggio. È un trend sul quale influiscono diversi fattori, non ultimi l’intensificazione dell’azione di vigilanza dei reparti del corpo e l’adozione di prassi operative. Queste, per ogni attività investigativa avente ad oggetto reati a sfondo economico-finanziario, prevedono l’avvio di indagini patrimoniali mirate ad aggredire le ricchezze accumulate dalle organizzazioni malavitose, anche quando vengono adottati sofisticati schemi negoziali per ostacolarne l’identificazione. Una strategia in linea con le raccomandazioni emanate a livello internazionale che consente di neutralizzare la capacità rigenerativa propria delle associazioni criminali.
Quanto è importante il controllo del territorio?
Consente di verificare sul campo la bontà dell’attività svolta a tavolino e di arricchirla con elementi che possono essere acquisiti solo attraverso l’osservazione diretta dei fenomeni. Non solo. Si può calibrare l’attività operativa su dinamiche e destinatari specifici, secondo una logica analitica e selettiva che consente di recuperare risorse sia sul versante delle entrate, in termini di maggiore gettito, sia su quello delle uscite, contrastando situazioni di mala gestio o di illecita captazione di fondi pubblici.
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