Professione

Intervista/De Nuccio: «Segnalazione dei sindaci, più che sospendere è meglio rivedere i termini»

Secondo il presidente dei commercialisti si potrebbero prevedere dei correttivi come l’indicazione di un termine a decorrere dal quale la segnalazione può essere considerata “tardiva”

di Giovanni Negri

Crescono le perplessità sul Codice della crisi nella parte dedicata ai vincoli di segnalazione delle situazioni di difficoltà delle imprese. Ne parliamo con Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili.

Ritiene opportuna una sospensione?

È evidente che la crisi che stiamo vivendo e l’eredità della pandemia rappresentino un fattore di forte stress per le imprese e che la situazione sia di estremo allarme. Solo presidi e funzioni di controllo altamente specializzati possono intercettare per tempo la crisi salvaguardando la tenuta delle imprese e dunque del sistema economico. Ritengo che sospendere la norma relativa alle segnalazioni significherebbe mutilare il Codice della sua parte più innovativa incentrata sull’emersione tempestiva della crisi. Tuttavia, sono convinto che possano essere apportati correttivi per favorire l’obiettivo del risanamento dell’impresa. Potrebbe prevedersi un diverso coinvolgimento del revisore legale; l’indicazione di un termine a decorrere dal quale la segnalazione possa essere considerata “tardiva” così da evitare che i sindaci effettuino, peraltro erroneamente al solo scopo di limitare le proprie responsabilità, segnalazioni premature che potrebbero destabilizzare i rapporti con i creditori forti e gettare inutili o falsi allarmismi determinando una crisi dell’impresa.

Ritiene necessaria una rideterminazione dei profili di responsabilità?

Sì, assolutamente. È proprio l’articolo 25-octies del Codice a destare preoccupazioni: non chiarisce che il sindaco che si è attivato per tempo con la segnalazione va esente da responsabilità, mentre è chiara nel prevedere che la tempestività della segnalazione e la vigilanza in ordine all’andamento delle trattative, saranno valutate ai fini delle responsabilità.

La fase straordinaria che le imprese purtroppo vivono potrebbe giustificare anche interventi straordinari. Quali?

Dobbiamo abbandonare la logica degli interventi settoriali ed emergenziali. Normative destinate a fornire soluzioni temporanee potrebbero rivelarsi inefficaci. Non è la sospensione del pagamento dei debiti tributari che risolve i problemi delle aziende, perché un mancato pagamento oggi sarà un maggior debito domani. Sul fronte tributario è necessario rispondere fermamente ma con misure straordinarie, formulando proposte che mirino ad agevolare i pagamenti, attraverso un piano straordinario supportato da garanzia pubblica. Bisogna rendere il debito erariale sostenibile per le imprese.

Ritiene che la categoria sia nelle condizioni per fronteggiare l’emergenza?

Le condizioni per la ripresa ci sono e i colleghi stanno reagendo positivamente alle riforme degli ultimi mesi. Penso all’attenzione che hanno dedicato al 110%, ma penso soprattutto alla mobilitazione che hanno avviato per diventare esperti della composizione negoziata. Sono più di 3.000 i commercialisti iscritti negli elenchi. Oggi stiamo in una fase di passaggio verso un nuovo modo di fare impresa, di rendere consulenza e di essere sindaci. Dobbiamo porci di fronte alle nuove sfide con animo costruttivo mettendoci a disposizione per contribuire al cambiamento. Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.

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