Imposte

Irap oltre gli aiuti di Stato: pressing per la proroga

Richiesta di rinviare al 28 febbraio la scadenza di fine mese per sanare il superamento del tetto degli 800mila euro

di Giorgio Gavelli e Giovanni Parente

La richiesta delle imprese al Governo è chiara: rinviare al 28 febbraio la scadenza di fine mese per sanare senza sanzioni e interessi l’eventuale splafonamento del tetto degli 800mila euro degli aiuti di Stato anti Covid dovuto all’esonero Irap della scorsa estate (saldo 2019 e primo acconto 2020). O in alternativa una riapertura dei termini da rendere nota con un comunicato ufficiale prima della scadenza. In attesa di una decisione che, visti i tempi ravvicinati va presa in uno dei prossimi provvedimenti anti-crisi, l’invito che arriva da Assonime è quello di temporeggiare prima di versare l’Irap. «Tenuto conto che la situazione non è ancora definita e che sono state intraprese diverse iniziative, abbiamo invitato le imprese ad attendere sino al 30 novembre 2020 per assumere le decisioni del caso». È quanto l’associazione delle società di capitali ha indicato in un’informativa alle imprese.

Una problematica in evoluzione anche alla luce della risposta del Mef al question time di Fratelli d’Italia in commissione Finanze alla Camera (si veda l’articolo di Pasquale Murgo) in cui si parla espressamente di interlocuzioni con Bruxelles per far rientrare anche le misure fiscali, e quindi anche l’esonero Irap, nel nuovo tetto più alto di 3 milioni di euro del «Quadro temporaneo degli aiuti di Stato» (Temporary framework) deliberato dalla Ue il 13 ottobre scorso.

Ma proviamo a ricostruire il quadro. Il decreto Rilancio (articolo 24 del Dl 34/2020) ha previsto, con alcune esclusioni, l’esonero dal versamento dell’Irap a saldo 2019 e a titolo di primo acconto 2020, nell’ambito degli aiuti concessi dalla Commissione europea con riferimento alle misure della sezione 3.1 del Temporary framework. Assonime ricorda che in una nota del Dipartimento per le politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio datata 18 giugno 2020, ma resa pubblica solo il 27 ottobre, si legge che «le verifiche sul rispetto delle soglie e del cumulo devono essere effettuate rispetto non alla singola impresa ma rispetto al concetto di singola unità economica, anche nel caso in cui un’unità economica ricomprenda diverse entità giuridiche». Ciò porterebbe molte imprese ad aver ecceduto il limite proprio con i mancati versamenti Irap. Tuttavia, lo stesso Dipartimento per le politiche comunitarie ha escluso la possibilità di una restituzione, dando notizia di interlocuzioni in corso con Bruxelles. Sul tema, la risposta del Mef di mercoledì al question time, oltre a confermare il riferimento del limite complessivo alla nozione comunitaria di «impresa unica», ha appunto dato notizia dei contatti con la Commissione europea sulla possibilità di applicare all’esonero Irap non il massimale per la sezione 3.1 del Temporary framework (a cui si sono aggiunte molte delle misure approvate con i decreti Ristori, come l’estensione del contributo a fondo perduto, quella del tax credit locazioni, quella dell’esonero dalla seconda rata Imu per alcuni immobili), bensì quello più alto di 3 milioni di euro stabilito per la sezione 3.12 (aiuti sotto forma di sostegno a costi fissi non coperti). Una mission non semplicissima considerato lo specifico contenuto degli aiuti previsti in quell’ambito rispetto all’esonero Irap.

E qui torna d’attualità la scadenza del 30 novembre concessa dal decreto Agosto (articolo 42-bis, comma 5, del Dl 34/2020) alle imprese per versare, senza sanzioni e interessi, le somme in esubero rispetto al massimale di aiuto. Una deadline che impone appunto ad Assonime due richieste al Governo: rinvio della scadenza del 30 novembre almeno a febbraio 2021 o, qualora non si arrivasse in tempo, una riapertura del termine, preceduta da un comunicato stampa con l’impegno ad inserire la riapertura in un provvedimento normativo. Intanto Assonime invita a non accelerare la restituzione di queste somme che, forse, potranno essere salvaguardate.

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